Lascio le serrande alzate
perché la notte è più lunga del silenzio
che come un fremito sordo,
s’innalza da quella palla da tennis.
Eccoti fuori al buio per annunciare l’alba,
un’ombra di nostalgia ancora viva,
dai giovanili giochi spensierati
alla tua tomba dove ora riposi.
Ombra di te che trafiggerà le prime luci,
quando muto risorgerà il giorno
e le parole si faranno pesanti
per una vita che deve andare avanti.
Ma al margine io non ti odo,
non ti odo nelle tue forme,
solo mi è compagna lei
e ti penso e il ricordo è libero,
e il ricordo è una prigione.
Ora lo sguardo è confuso
dal sole che nasce e si restringe
a quelle immagini,
a quei suoni di allora
per ritrovarci
al balzo sul pavimento
di una vecchia,
sgonfia, stanca, rumorosa,
palla da tennis.
14 luglio 2018