La routine fondata sulle parole, sui messaggi e sui caratteri replicanti, viene sfidata da Maurizio Boldrini con “Le differenze della voce”, il recital spettacolo in programma mercoledì 11 luglio, alle 21:30, nel cortile di palazzo Conventati nell’ambito del programma “Macerata d’Estate 2018. Un mondo da esplorare”, la ricca serie di iniziative promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Macerata in collaborazione con le associazioni cittadine.
L’artista, protagonista unico in scena, non concede banalità, né un’arte decorativa tesa a compiacere ciò che lo spettatore pigro vorrebbe vedere. L’arte richiede conoscenza che si traduce in corpo – voce, e come in ogni vera conoscenza ciò che viene messo in gioco è l’inesplorato. Una voce, pertanto, che scolpirà la sua unicità da un materiale simile, cioè da altre voci, ma che farà la differenza e il perché lo scopriranno solo gli spettatori dell’evento.
Qual è la specificità di questo recital?
Risponde Maurizio Boldrini: “Riportare al centro il linguaggio poetico, esiliato da altri linguaggi spicci come l’informativo o il mercantile, riallineare quella percezione dell’orecchio che porta direttamente all’anima”.
Il centro come luogo di cuore e anima ma anche il centro come cuore della città?
“Per natura mi sento da sempre un ‘periferico’ ma questa volta mi piace proprio effettuare il recital al centro della città, mi mancava da troppo tempo”.
Quali i tuoi maestri importanti?
“Ho avuto tanti maestri importanti, ne cito solo due, uno diretto: Riccardo Cucciolla e uno indiretto (o quasi): Carmelo Bene. Due persone diversissime ma accumunate da almeno una costante. Entrambi erano in pubblico ciò che erano in persona”.
Parola e voce…
“La questione tra parola e voce è quella di trovare un equilibrio per trasmettere la propria anima nel tentativo che quest’anima s’involi verso un’altra anima in ascolto. Ci sono delle voci orride, anche se reputate belle, perché non sanno muoversi verso il corpo della scrittura, ci sono pseudo attori che sciattamente pensano che basti la loro ‘bella voce’ a sedurre, e poi si sforzano, urlano, patiscono, trinciano l’aria senza la minima cognizione di ciò che stanno facendo. La poesia è la scrittura con meno errori, la voce poetica è quella che sa ‘rettificare’ essa stessa verso le direzioni incontestabili dell’essere”.
C’è una dedica per questa serata?
“Dedico la mia voce ai poeti che non potrò interpretare durante il recital e a tutti coloro che normalmente non hanno voce in capitolo, a coloro che non hanno la forza o la voglia di esprimere le proprie emozioni”.
9 luglio 2018