“Il rosso fiore della violenza” – XLVII puntata

Il commissario Sirtori, dopo quella durissima giornata di lotta sindacale, rientrato nel suo ufficio, trovò l’appunto che gli segnalava la telefonata dell’avvocato Barilatti e notò la postilla: “urgentissimo”.Un po’ si spazientì perché era molto stanco e anche perché, appena un’ora dopo, avrebbe dovuto partecipare alla dannatissima conferenza stampa sull’assassinio del giovane allievo della scuola sottufficiali della polizia.

 

La telefonata di Angela

“Che mai vorrà questo benedetto uomo?” esclamò irritato e intanto, per non perdere tempo prezioso, fece velocemente il suo numero e aspettò ansiosamente che qualcuno rispondesse: “Pronto, chi parla?” – “Avvocato, sono il commissario Sirtori, mi voleva?” – “Oh sì che la volevo, caro Commissario, l’ho cercato tanto”. – “Che cosa è accaduto di nuovo?” – “Commissario, Angela ha telefonato!” – “Ha telefonato e quando?” Chiese meravigliato. “Stamattina, verso le dieci e trenta”. – “Che cosa le ha detto?” – “Commissario mia figlia è disperata, è infelice e, secondo me, anche pentita della scelta fatta, ma afferma che ormai non può più tirarsi indietro, perché l’organizzazione terroristica minaccia di ucciderla”. – “Ha parlato per caso del gruppo, dove si nasconde, quanti sono?” – “Commissario, mia figlia ama moltissimo quel dannato uomo che ne è il capo e quindi non lo tradirebbe mai!” – “…e ti pareva che non fosse anche orgoglioso della fedeltà della figlia per un terrorista che molto probabilmente la porterà alla tomba – questo pensiero tra sé, poi a voce alta – Non ha fatto almeno cenno a qualche altro adepto, che so io, un ex compagno di scuola, un ex insegnante, insomma qualcuno che frequenta abitualmente”.

 

Esce il nome di Katia

“Mia figlia studiava molto e usciva poco. L’unica ragazza che frequentava era una certa Katia Nardini, un tipo dell’alta società, piuttosto disinibita, libera di girare il mondo a suo piacere”. – “Perché di questa Katia Nardini non me ne ha mai parlato?” – “Signor commissario, lei non me l’ha mai chiesto prima”. – “Va bene, va bene,farò i miei accertamenti anche su costei, a tempo e luogo. Di ciò che hanno deciso di combinare oggi, non le ha accennato niente?” – “No, mi ha detto soltanto che aveva molta fretta”. – “E lo credo visto quello che è  accaduto!” – “Perché lei crede che mia figlia abbia partecipato ai disordini di stamattina?” – “Perché, lei no?” – “Commissario, mi creda, io non so più cosa pensare! Io vorrei che mia figlia, per un miracolo, ne venisse fuori”. – “Avvocato, di questi tempi i miracoli non li fanno nemmeno i santi! Intanto un povero ragazzo della scuola allievi sottufficiali ha perduto la vita e questo, purtroppo, non sarà un miracolo per la sua famiglia! Avvocato prepariamoci a essere testimoni di altri fatti orrendi: questi giovani hanno sposato la violenza e da essa non divorzieranno volontariamente”. – “E io che posso fare, che devo fare? Mi dica lei”. – “E io, caro Avvocato, non sono una Cassandra, il mio compito è di valutare i fatti. Avvocato la devo lasciare, ho una conferenza stampa e non posso far tardi. Qualsiasi altra notizia, me la comunichi immediatamente! Stia bene”.

 

La conferenza stampa

Il Commissario scese velocemente le rampe di scala che lo separavano dalla sala delle conferenze e piombò tra giornalisti, annegati in una nube azzurrognola di fumo di sigarette, eccitati e spazientiti dall’attesa. Essi appena lo videro lo assediarono, strattonandolo chi di qua e chi di là con la speranza di accaparrarsi una notizia esclusiva. “Commissario ci dica qualcosa sugli avvenimenti di oggi”. – “Chi era il poliziotto caduto e quale il suo paese d’origine”. – “Mi dica per favore il numero esatto dei feriti e quale l’ammontare dei danni”. – “Signori, signori, vi prego lasciatemi in pace non posso dirvi niente”. – “Perché?” – “Ubi maior, minor cessat! Fra poco verrà il Questore, chiedete a lui ciò che v’interessa”. – “Sempre puntuale, quello!” disse la giornalista dai capelli biondi. “Smettete di fumare, per favore, questo non è un fumoir dei tempi andati! Io non so se mi toccherà morire di piombo terroristico o di fumo giornalistico”. Alcuni risero, la maggioranza tacque, aveva capito che il Commissario non era in vene di celie. “Buon giorno, signori!” Augurò il Questore, entrando improvvisamente e con una cera che prometteva nulla di buono.      

continua

13 giugno 2018

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