Accolti a teatro, il Comunale di Loro Piceno, per assistere al conferimento della “De.C.O.” a un prodotto straordinario (ma questa straordinarietà l’avremmo compresa più tardi, al momento dell’assaggio) inventato da Giuseppe Dell’Orso (in arte Peppe Cotto): lo “Scudo Piceno”.
Altro luogo non poteva essere più adatto per ospitare il nostro macellaio/cabarettista.
A teatro il Consiglio comunale
Poltroncine Frau in platea quasi tutte occupate. Sipario aperto su una scena inconsueta: un consiglio comunale in piena regola! E sì, perché a Loro Piceno, il Sindaco Ilenia Catalini, la Giunta e i Consiglieri tutti, le cose le fanno per bene. Quindi prima la formalità, cioè votare la istituzione del Registro dei prodotti e delle attività a Denominazione Comunale di Origine (De.C.O.) e del relativo marchio. Risultato della votazione? Maggioranza e opposizione a mani levate con uno scrosciante applauso del pubblico a fare da sottofondo! Mai Consiglio comunale fu così partecipato e condiviso.
La Commissione giudicatrice
Poi il secondo passaggio: la istituzione di una Commissione giudicatrice. Eletti, con il Sindaco, Giampiero Feliciotti (Presidente dell’Unione Montana Monti Azzurri) e Fosca Maurizi (giornalista di “Mondo del Gusto”) i quali hanno dato il loro placet a insignire lo “Scudo Piceno de Peppe Cotto” della “De.C.O.” prodotto che, intanto, ha preso possesso della scena lasciando espandere i suoi effluvi speziati per il teatro.
Poi la bella commedia è continuata con altri protagonisti a tessere le lodi del prodotto, del personaggio e del territorio marchigiano, indicandone le potenzialità enogastronomiche.
Gli altri protagonisti
Portati da un delegato comunale, saluti e auguri dal Sindaco di Abbiategrasso città dove si tiene da 18 anni “Abbiategusto” che vede, da 14 anni consecutivi, il nostro Peppe Cotto ospite fisso.
Ha partecipato lo chef (lui, modestamente, si reputa cuoco) Maurizio Digiuni che ha interloquito con cognizione di causa, cucinando da tempo lo “Scudo Piceno de Peppe Cotto” nel suo ristorante.
Diffuso intervento di Massimo Cerofolini (giornalista-sceneggiatore) il quale ha sottolineato come ogni territorio dovrebbe proporre ai visitatori i propri prodotti, che sono numerosi e originali, tanto che su 293 prodotti a denominazione protetta, 270 provengono da piccoli borghi, a significare che esiste una potenzialità economica nelle mani degli artigiani del gusto.
Concorda Fosca Maurizi che nei ristoranti del maceratese rifiuta le lasagne perché vuol gustare i Vincisgrassi (quelli veri, fatti con le rigaglie di pollo) e rimane male quando per un aperitivo al bar le vengono offerti Prosecco sgasato, tondini di wurstel e amenità simili invece di ciaùscolo, porchetta e vino cotto, o un calice di Vernaccia di Serrapetrona.
Invece Sergio Giorgi (Presidente provinciale Upli) se l’è presa con la normativa regionale che privilegia le sagre (con la “s” piccola) invece di percorsi gustativi che meglio rappresentano le variegate offerte locali di tutte le Marche.
Il ruolo di Giuseppe Dell’Orso
Tutti concordi nel fatto che Peppe Cotto nasconde una grande professionalità dietro alla sua stravaganza strategica. Testimonianza ne sono le sue collaborazioni con l’Accademia di Belle Arti, le partecipazioni a eventi e trasmissioni televisive: un macellaio artista e testimonial, un esempio di promozione economica e sociale. Ribadisce il concetto Ilenia Catalini facendo notare che molti visitatori arrivano a Loro per conoscere Peppe Cotto, assistono al suo show in macelleria e fanno conoscenza con Loro Piceno accompagnati da questa guida tanto eccentrica quanto efficace.
Lo “Scudo Piceno de Peppe Cotto”
Lo “Scudo piceno” è un piatto che richiama la convivialità più che l’aspetto artistico stile nouvelle cuisine, è un esempio di come personalizzare un prodotto imprimendo sullo stesso un forte senso di appartenenza al luogo, al proprio territorio: racconta una storia, cose antiche, ma reinventate e allo stesso tempo rese globali dalla tecnologia e dalle forme di comunicazione oggi disponibili. L’idea nacque con il ritrovamento in un sito archeologico lorese di una statuetta raffigurante un guerriero piceno, armato di lancia e difeso da un scudo. In pratica è una scapola di vitellone che fa da base alla carne disossata, insaporita e bardata di grasso e magro, il tutto legato e cotto al forno.
La “De.C.O.”
La cosiddetta Denominazione Comunale di Origine, fu un’idea del noto giornalista e cultore dell’enogastronomia italiana, Gino Veronelli, il quale intuì e sostenne che i prodotti tipici sono l’essenza e l’emblema del territorio comunale dal quale provengono, e sono da valorizzare in quanto non avendo le caratteristiche richieste dalla normativa comunitaria, non possono ottenere i marchi DOP, IGP, STG.
La degustazione
Un plauso all’eccellente Rosso Piceno dell’azienda locale Muròla, perfetto per l’occasione. Poi la magia… la scapola è piatto da portata essa stessa e la mano di Giuseppe guida la lama del coltello ad affettature sottili, carne soda, colore scuro, potente… l’assaggio… croccante fuori ma con un tono di morbidezza dato dalla velatura appena grassa che ha smorzato la rosolatura… interno morbido, cottura precisa, non al sangue ma quasi… il profumo dell’aglio è leggero, si avverte appena e fa da sottofondo all’aroma del rosmarino che emerge… davvero bocconi prelibati. E già, come dice Peppe Cotto: “La carne non è plastica!” specialmente se trattata da un Maestro.
Fernando Pallocchini
15 gennaio 2018
.