La situazione dei migranti irregolari, abbandonati a se stessi, rifiutati dagli enti che si proclamano solidali con le persone in stato di bisogno e che vivono in accampamenti improvvisati non è più tollerabile. Il sentimento di pietà che suscita ogni situazione di disagio sociale non può mettere in secondo piano le responsabilità politiche di chi governa e ha favorito questo modello di accoglienza. È stato detto che la soluzione del problema verrà affidata ai servizi sociali. Ancora una volta ci si rifiuta di affrontare la questione nel rispetto della legalità e si propongono soluzioni estemporanee che altro non fanno che alimentare la protesta. Si destinano ulteriori risorse economiche e di personale dipendente dell’Ente in maniera sconclusionata e poi, sistemate dieci persone, ne verranno altre venti a dormire in tenda.
In arrivo a Macerata minimo altri 110 immigrati
È di questi giorni la notizia che il Gus si è aggiudicato l’appalto triennale per altri 110 richiedenti asilo, ampliabile sino a 165 e con importi che oscilleranno tra 3,5 e 4,5 milioni di euro. La prima considerazione che viene spontanea è: “Perché mai, anche per il prossimo triennio, il Comune dovrà ospitare il triplo dei richiedenti asilo rispetto al numero prestabilito dal Ministero”. E, poi, quanti di questi 110/165 immigrati avranno diritto di ottenere il riconoscimento di rifugiati e quanti altri, invece, finiranno in un sottopasso?
Perché gl’irregolari non vengono rimpatriati?
Il terzo e consequenziale argomento di riflessione è: “Perché gli immigrati irregolari non vengono rimpatriati?” Quali ragioni ostacolano in questo Paese il rispetto del principio di legalità e quali interessi reali ruotano attorno al fenomeno della gestione dell’immigrazione.
Un esempio reale di come sono spesi i soldi dell’accoglienza
Vale allora la pena capire come vengono destinate le risorse economiche elargite dal Ministero e dagli Enti locali alle onlus caritatevoli. Prendendo in esame una trance di € 800 mila del progetto MacerataAccoglie, si scopre che la spesa per il personale dipendente e per le consulenze, assunto senza alcuna procedura ad evidenza pubblica (€ 235 mila) è superiore a quello generale per l’assistenza degli immigrati (€ 200 mila) e che le spese per l’allestimento degli uffici dell’Associazione (€ 48.000) è poco inferiore a quella sostenuta per la locazione degli appartamenti ai beneficiari del progetto (€ 54.000). Resta veramente difficile non ritenere che i bilanci di queste onlus, di fatto, somigliano a quello delle aziende che fanno business ma, soprattutto, non è accettabile che il presupposto della solidarietà che anima le associazioni finisca nell’istante in cui all’immigrato viene negato lo status di rifugiato. Così come non è accettabile che mentre con i soldi pubblici dell’accoglienza si paga il leasing per l’acquisto di una autovettura intestata all’Associazione, ci siano immigrati che patiscono la fame e il freddo nel Parco di Fontescodella.
Mi auguro che almeno quest’anno la sinistra che governa la città eviti di organizzare il pranzo di Natale della solidarietà con l’Assessore comunale che si improvvisa cameriere e quello regionale che mangia sul piattino di plastica.
Andrea Marchiori
9 dicembre 2017