Siamo saliti fino a Castelsantangelo sul Nera per verificare lo stato delle cose, passando per i luoghi (Pieve Torina, Sant’Antonio, Visso) dove fervono i lavori per la consegna delle Sae: gli operai stanno operando in mezzo a un mare magnum di fango e sperando che non venga un’abbondante nevicata, a testimonianza della pochezza con cui sono stati programmati gl’interventi post terremoto. Lassù, nell’ormai disabitato “Castello”, abbiamo incontrato il Sindaco Mauro Falcucci, provato dagli eventi ma ancora assai reattivo.
Andiamo subito sull’argomento più pressante: le Strutture Abitative di Emergenza .
Come è la situazione delle SAE?
“Ce ne sono state concesse 63; di queste 11 sono operative da settembre nella frazione di Gualdo, di altre 12 è prevista la consegna a Nocria per Natale, per le restanti 40 destinate al paese si slitterà ad anno nuovo, tempo permettendo”.
Quelle consegnate sono funzionali?
“Per ora sono confortevoli ma va detto che la tipologia è standardizzata per tutto il territorio nazionale e, forse, adatte a un evento in pianura, a bassa quota, potrebbero non essere idonee al clima di montagna, cioè potrebbero non essere durevoli”.
Oggi la zona è imbiancata da una leggera nevicata…
“Infatti, è proprio questo il motivo per cui il criterio di assegnazione delle Sae avrebbe dovuto seguire una logica di esigenze climatiche: realizzarle dando la precedenza ai paesi di montagna dove l’inverno colpisce prima e con più rigore”.
Vuol dire che il post emergenza è stato inadeguato?
“Il problema della gestione di questa emergenza è che tutta l’area colpita, da quella più gravemente a quella più lievemente, viene trattata allo stesso modo, con gli stessi criteri. Quello applicato è un criterio marcatamente politico e non, come sarebbe stato più logico, oggettivo e tecnico”.
Secondo lei come si dovrebbe fare?
“Sarebbe più efficace ed efficiente organizzare il territorio seguendo l’esempio del sisma del Friuli: prendendo come riferimento la magnitudo si mappa l’area colpita definendone il perimetro in più zone in base alla gravità. Avremmo zone catastroficamente colpite, gravemente colpite, mediamente colpite, lievemente colpite e in base a questa catalogazione si dovrebbero stabilire le priorità degli interventi. Qui è mancata proprio una fase: dopo l’emergenza, ci doveva essere il post emergenza, per poi procedere con la ricostruzione. È mancato il post emergenza”.
Tremende le scosse ma, qui, senza vittime: fortuna o che altro?
“Posso dire, anche per una personale e diretta esperienza nella mia abitazione, che grazie ai lavori fatti nelle case dopo il sisma del 1997 (reti, tiranti, chiavi e simili) le case hanno sì riportato danni gravissimi ma non sono crollate. Invece ad Arquata, Amatrice, Accumuli, non avendo avuto danni gravi nel 1997, non erano stati fatti interventi per cui il recente sisma è risultato essere per loro catastrofico”.
Qualcosa all’orizzonte per la ricostruzione?
“Il territorio di Castelsantangelo sul Nera fa parte dell’Ente Autorità di bacino del fiume Tevere, l’autorità di distretto dell’appennino centrale, che sta provvedendo alla redazione della documentazione tecnica PAI (Piano Assetto Idrogeologico) e alla microzonazione sismica, per capire se ricostruire l’abitato dov’era e com’era, se invece ci fosse da costruire altrove, o addirittura se occorreranno altri studi. A tutt’oggi i risultati di questi studi non sono ancora disponibili”.
Problema anziani: c’era e non c’è più, distrutto, un bell’ospizio…
“Già, avevamo una bellissima casa di riposo in uno spazio meraviglioso, tranquillo e salubre… verrà ricostruita, grazie a un finanziamento pubblico, in un’area già individuata e sarà a servizio sia di Castello che di Visso. Una struttura nuova, antisismica nel cui progetto sono inclusi alcuni mini appartamenti destinati a ospitare coppie di coniugi anziani”.
Il sisma ha generato problemi con l’acqua, cosa è successo?
“Come noto l’acquedotto del Nera fornisce 22 comuni. Con le scosse telluriche si sono deformate le falde acquifere, come se si rompesse una damigiana, e si sono formate polle risorgive che fanno affiorare e disperdere l’acqua da tutte le parti. La conseguenza per il Comune che amministro è che nelle zone più alte di Castelsantangelo, come la frazione di Gualdo, l’acqua potabile deve essere pompata. Ci sono grosse difficoltà di approvvigionamento per gli animali, per le stalle e affinché la situazione si recuperi in via naturale saranno da attendere i tempi geologici, quindi passeranno molti anni. Nel frattempo la CIA (Confederazione Italiana Coltivatori) sta offrendo la realizzazione di un impianto di riserva idrica ed è stato individuato in una vallata in cima alla montagna il luogo adatto a essere un invaso idrico di un ettaro. Questo potrebbe costituire una riserva eccezionale sia per le emergenze idriche in agricoltura e negli allevamenti, sia per eventuali soccorsi negli incendi boschivi. Al momento, però, ci sono pareri contrari da parte del direttivo dell’Ente parco”.
Sul fronte della solidarietà quali sorprese?
“Ecco, questo è un argomento che emoziona: vedere quante persone ci sono state accanto in modo concreto, ascoltando le nostre esigenze in momenti così drammatici, ha un altissimo valore umano”.
Ce ne può raccontare alcune, magari le più recenti?
“I mezzi di trasporto e da lavoro sono per noi fondamentali per muoverci su di un territorio vasto e complesso, per interventi e assistenza e un Comune che ha un bilancio risicato, pari a quello di un condominio, non è che ne abbia molti, appena lo stretto necessario, per di più datato. Una Panda è arrivata da Serra De’ Conti e Barbara, un pick up è giunto in dono da San Marino, la Fondazione Carima aveva predisposto per noi la donazione di una Fiat Panda ma, ritenendola non necessaria in quanto eravamo a posto con le donazioni di cui sopra, abbiamo chiesto che fosse consegnata a un altro Comune che ne avesse più bisogno. La Fondazione Carima ha apprezzato il gesto e ci ha quindi erogato la somma equivalente che abbiamo destinato all’acquisto di un trattore Same da 110 cv, dando indietro quello più piccolo, da 80 cv, già in nostro possesso e non adeguato alla funzione di spalaneve sulle strade di montagna. Per completarlo ci mancava la lama spalaneve che ci è stata donata dal Comune di Ossana. Altro bell’esempio di solidarietà ci è giunto dal ‘Comitato’ di Forlì: avevamo un escavatore Terna con pala anteriore che lo scorso anno, come se non bastassero i terremoti e la neve caduta oltre misura si è incendiato… ebbene, queste splendide persone ci hanno donato una macchina operatrice simile. Un grazie grande di cuore a tutti!”
“Castello” è un Comune piccolo ma ha una grande storia, ce ne racconta un pezzetto?
“Volentieri, anche perché non merita di essere trattato come: quel paese che sta vicino Norcia. Tanto per cominciare Norcia deve il suo nome alla frazione Nocria, luogo dove è vissuta la contessa Abbondanza Reguardati, che è la mamma di quei San Benedetto e Santa Scolastica che hanno fatto grande proprio Norcia…”.
Dopo l’incontro siamo andati a dare una occhiata alle “casette”, la situazione non è confortante e conferma le osservazioni fatte da Mauro Falcucci. Il ritardo ha portato gli operai a lavorare in mezzo al fango con tutto quel che ne consegue, sia per le persone che lavorano che per le strutture. I tetti ci sembrano un po’ troppo piatti: se arriverà, come è possibile, una forte nevicata: i tetti reggeranno? Saranno pure tecnologiche ma, a prima vista, ci sembrano poco consistenti per stare in mezzo alle montagne.
Fernando Pallocchini
8 dicembre 2017