Il barbone

Il corpo spento,

disteso s’una panchina,

lo guardavo dall’alto in piedi,

non sentiva i miei passi,

non sentiva neanche più la morte.

 

La voce soffocata in se stessa,

solitario, uomo ucciso più volte

che queste strade aride ha fatto nascere

sotto una barba bianca incolta

con due occhi puliti

e un viso buono

per un sorriso di pura libertà.

 

Livido, sotto un cielo che ti cullava

di una inumana violenza,

volevo raccogliere il tuo nome,

quello che ne rimaneva,

ma eri lontano dalle passioni

di un tempo.

 

Suoni, che come un astro

si spensero

sospirando il tocco della vita.

2 dicembre 2017

 

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