Mi sono chiesto più di una volta se la vita erratica e intermittente di Severino Braccialarghe, il suo continuo viaggiare e cambiare di situazione e dimora, sia conseguenza di fatalità, non cercata e addirittura rifuggita, o non piuttosto conseguenza di una profonda inquietudine di pensiero oltre che d’animo. Forse le due cose insieme. Certo l’arte ha in tutto ciò un indiscutibile ruolo, conferendo una spinta in senso creativo, e anche ricevendone carattere e originalità. Conoscendo la tradizione familiare di Severino, ricca di personaggi e di genialità, non si può disconoscere anche in lui una storia ricca di aspirazioni e volontà, oltre che una disposizione creativa in certo modo avventurosa, che ha reso più allettanti e varie, ma anche più ardue, le sue scelte artistiche. Una energia, la sua, che egli ha accolto come dote innata, ma anche gestito con rabbia e nel segno di un inguaribile anticonformismo. Naturalmente questa sua particolare vicenda ha fortemente impressionato anche la sua ricerca artistica. Noi, che stiamo fermi, – perché di fronte a lui non possiamo non sentirci sedentari – cerchiamo solo di immaginare quali siano le fonti e gli attingimenti di volta in volta fruiti, certo la sua opera ne reca il segno sia nella varietà sia – strano a dirsi – nella contiguità e coerenza che dimostra. “Portarsi lontano” questo sembra essere il motto di Severino; conoscere e far conoscere. E la lontananza cercata riguarda sia il tempo che lo spazio. Riguardo al tempo le sue opere hanno un che di atavico e misterioso che le distingue dalla normalità contemporanea, e questo riguarda il tempo, ma sembrano voler attingere a una diversità che va anche vista come estraneità, da intendere in termini spaziali, di lontananza, appunto. Un’opera che non può non suscitare curiosità e attenzione, per qualità, quantità e dimensioni – ha anche realizzato in Sudafrica monumenti in luoghi strategici di importanza nazionale – e anche in virtù del diffuso esotismo che la caratterizza. Voglio pensare che Severino continui a viaggiare per noi che stiamo fermi, e immagini per noi e per quelli che sanno poco immaginare. Lui non chiede sovvenzioni per il servizio che ci rende. Domanda solo che le sue opere siano osservate con sguardo attento e non privo di fantasia; chiede rispetto per la bellezza che vi appare, e soprattutto per il sacro mestiere dell’arte, quella che vola lontano e lontano fa volare. Avanzando in età – come tutti noi del resto! – raccomanda un futuro per queste sue creature. Recentemente ha scritto al Ministro Franceschini una lettera che desidera far conoscere anche alle Istituzioni marchigiane che si interessano di arte e cultura.
Questo il testo:
All’attenzione del Ministro Dario Franceschini
Egregio Sig Ministro.
come da CV allegato, causa il disagio abitativo post terremoto nei Monti Sibillini, ho la necessità di poter almeno sistemare, nel luogo adeguato a esse, le mie opere in marmo e bronzo: alcune fatte di recente, ma altre portate dal Sudafrica, dove ho vissuto per quarant’anni. Dal 30 Ottobre 2016 mi è venuta a mancare quella situazione ideale che avevo trovato al castello di Croce, dove ho vissuto per circa cinque anni, come affittuario della Diocesi di Camerino. Considerate le mie scarse risorse economiche, e la lentezza dei lavori di ricostruzione a Croce, che in questo caso, non rappresentano una priorità per gli Enti locali, mi resta difficile ricreare la condizione ideale per poter vivere e lavorare, come negli ultimi anni. Non sarò perciò più in grado di poter gestire il mio stock di sculture che uso di tanto in tanto per esibire a mostre quando mi è richiesto. Sarei invece grato di poter donare gran parte delle mie opere, a un Museo nel territorio, se fosse possibile, o altro luogo che ne facesse richiesta, in modo di poter arricchire il patrimonio artistico. La mia famiglia ha origini marchigiane, dalla fine del ‘700 a Loreto, poi Recanati e infine a Macerata. Per generazioni si è distinta nella lavorazione artistica dei metalli. Giacomo Braccialarghe, illustre orafo e scultore a Recanati. Comunardo, operaio lattoniere Anarchico, che poi prese la via dell’Argentina dove si distinse come poeta, drammaturgo, scrittore e giornalista, con lo pseudonimo di Folco Testena. Questi sono i motivi per i quali ci terrei poter anch’io lasciare una traccia nel territorio di origine. Sperando di poter ricevere una collaborazione in merito, porgo distinti saluti,
Severino Braccialarghe
329.9842148
PS: potrà visionare il mio sito web:
severinoarte2000.wix.com/severinoarte2000. – Old studio in Croce:
severinoarte2000.wix.com/artisthomeswap.
Le nostre speranze concordano con le legittime aspettative di Severino, perché della sua opera siamo fruitori e ammiratori, ed è perciò che incrociamo le dita e gli inviamo un caloroso “In bocca al lupo!”
Lucio Del Gobbo
25.11.2017