Svolto a San Severino Marche il festival “Fino alla Fine”

Dopo la doppia edizione di Tolentino, quelle di Recanati e di Senigallia, è tornato dal 13 al 15 ottobre il festival del saper vivere “Fino alla Fine”, stavolta a San Severino Marche. Una tre giorni organizzata in concomitanza con la Giornata Mondiale Hospice, promossa ogni anno per il secondo sabato di ottobre dalla Worldwide Hospice and Palliative Care Alliance, con lo scopo di far conoscere a più persone possibile la filosofia dell’Hospice e delle Cure Palliative.

Promossa dalla fondazione l’Anello della Vita onlus, dal Movimento Hospice Marche e dal Comune di San Severino Marche, l’iniziativa si è avvalsa della collaborazione dell’associazione interdisciplinare Ponte Blu, della onlus Amici fino alla Fine e della biblioteca itinerante Hospice “Gianni Papetta” onlus, oltre che del patrocinio della Worldwide Hospice and Palliative Cure Alliance, dell’Asur Marche e della Sicp, la Società Italiana di Cure Palliative.

 

Cerimonia di apertura e consegna dei riconoscimenti

La cerimonia di apertura si è tenuta venerdì 13 ottobre al teatro Italia con il saluto delle autorità e l’inaugurazione della collettiva fotografica “Last frame: l’ultimo fotogramma di una storia” e dell’allestimento foto-narrativo di Ayres Marques “Il volto del tempo”, un progetto di educazione alla grande età e alla terminalità della vita che sintetizza due tipi di intervento: la fotografia terapeutica e l’animazione di comunità. Sempre il teatro Italia ospiterà anche la mostra fotografica di Marina Marques “Finestre in divenire, impermanenza perenne”, un’elaborazione fotografica sperimentale che rappresenta il percorso filosofico-esistenziale di una vita, tra statico e dinamico.

Momenti molto sentiti sono stati le consegne del riconoscimento “Premio Movimento Hospice Marche 2017” alle persone che si sono distinte per l’impegno nel mondo degli Hospice e delle Cure Palliative: Sergio Giorgetti, responsabile dell’Hospice di San Severino Marche, al St. Christopher’s Hospice per i suoi cinquant’anni di storia, a Carlo Brunori coordinatore Sicp Marche, a Fulvio Borromei presidente Omceo di Ancona, all’associazione L’Abbraccio e ai volontari dell’Hospice di Montegranaro, alla storica dell’arte Thais Fusco, allo scultore Valentino Giampaoli, a Valerio Valeriani, coordinatore Ambiti Territoriali XVI, XVII e XVIII, Roberto Calosi, psicoterapeuta e psiconcologo, Giovanni Bonelli, psichiatra docente all’Università di Siena, Ines Testoni, responsabile del master in Death studies and end of life presso l’Università di Padova, Ancilla Tombolini, ex presidente della fondazione Pro Hospice di Loreto, Marino Scattolini, presidente del Club Alpino Italiano di San Severino Marche, Debora Brugnola, vice sindaco di Esanatoglia e Marcello Moscoloni, medico palliativista dell’Hospice di Chiaravalle.

Nel corso delle tre giornate, momenti di musica e canto, proiezione filmati, recitazione di poesie, teatro, una escursione, laboratori vari e testimonianze di altre persone e associazioni coinvolte a vario titolo nell’universo “hospice”, hanno reso il Festival un vero e proprio seminario formativo sul tema “Passaggi, territori del tempo”, come una sinfonia che inizia, ci emoziona, e poi termina, lasciandoci dentro qualcosa.

 

“Avere cura”

Dalla voce di alcuni dei relatori, riportiamo in sintesi il significato del loro lavoro: restituire al paziente il proprio “sé”, il contatto e il rapporto con ciò che sono stati, hanno fatto, le relazioni con le persone care, un diritto che viene perso quando la malattia impedisce l’autonomia, quando la sofferenza fisica non viene affrontata con una terapia personalizzata, insomma quando “la cura” ha il sopravvento su “l’avere cura”. L’avere cura è anche consentire a un paziente di dormire con il suo gatto, di avere un massaggio shiatsu, di sentire in corsia il profumo di biscotti appena sfornati, di farsi coccolare dall’estetista e dal parrucchiere, di ascoltare musica, o semplicemente, di avere qualcuno accanto che lo tenga per mano.  riconoscere che l’equipe è composta non solo dal personale sanitario, ma anche dai familiari e dal paziente stesso, perché oltre che dai libri si impara dal paziente e da chi sta a stretto contatto con lui.

 

La legge che prevede il “diritto” alle cura palliative

Negli hospice lavorano persone che dopo anni di servizio sono ancora capaci di entrare in empatia con il paziente, di emozionarsi per un risveglio inaspettato, di sentirsi privilegiati di poter contribuire a ridare dignità e serenità a persone nel loro fine vita. Ma le Cure Palliative, che non sono accanimento terapeutico, né abbandono terapeutico, devono superare questa etichetta di “cura del malato terminale oncologico”: molte altre categorie reclamano attenzione, come ad esempio persone all’inizio di una patologia grave, o affette da particolari malattie degenerative, muscolari, genetiche, i cui sintomi sono curabili, pur non essendo guaribili. Le cronache non danno abbastanza risalto al fenomeno diffuso in Italia di suicidi e di viaggi all’estero dove si pratica l’eutanasia, eppure nel nostro Paese c’è una normativa eccezionale (L.38/2010) che prevede il diritto alle Cure Palliative, ma quale è il problema? Che in Italia sono ancora pochi i Master in Cure Palliative, in particolare quelle pediatriche, e molti medici ignorano tale disciplina.

 

Perché nessuno me lo ha detto prima?

Ecco il motivo per cui a molti familiari e pazienti viene spontanea la domanda: perché nessuno me l’ha detto prima? Con la rabbia e la tristezza che ne conseguono.

Il Festival esiste per questo: perché nessuno faccia più questa domanda, perché più persone siano informate di questo diritto.

La Rucola ha già parlato di Hospice, nei seguenti articoli che sono illuminanti sulla funzione e sul valore di queste strutture “benedette”:

http://larucola.org/2015/12/09/hospice-il-dottor-giorgetti-e-la-sua-equipe/

http://larucola.org/2015/12/09/hospice-cosa-e/

Ed ecco il link al sito degli organizzatori del festival:

www.festivaldelsapervivere.com

Simonetta Borgiani

16 ottobre 2017

 

 

 

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