Con Pietro Cicchetti, volontario e paladino del patrimonio ittico regionale, andiamo a vedere qualche novità sulla pesca nelle acque interne delle Marche. Ritornato di recente dalla provincia di Rieti, ha ancora negli occhi le stesse drammatiche immagini viste quasi un anno fa, percorrendo l’alta Salaria. La rinascita del territorio passa soprattutto per la rivalutazione e la protezione di ciò che è rimasto dopo i vari eventi sismici. L’Unione Europea ha stanziato circa un milione di euro per la reintroduzione della trota di ceppo mediterraneo nell’area dell’Appennino Umbro-Marchigiano. La gestione della pesca sportiva nelle acque interne è passata di competenza regionale; ora sembra esserci una forte intesa tra le varie associazioni piscatorie nel perseguire le finalità di difesa.
La carpa erbivora cinese
Dal primo gennaio 2017 nelle Marche non si possono più prelevare pesci appartenenti alle specie protette, le sanzioni per le violazioni sono state inasprite. La delibera della Giunta Regionale n° 132 del 13 febbraio 2017 tutela i Ciprinidi e stabilisce che per la Carpa comune (Cyprinus carpio) e l’Amur (Ctenopharyngodon idella) è consentita solo la pesca “no kill”. L’Amur, una carpa erbivora di origine cinese, fu introdotta nella nostra Regione negli anni Ottanta, essa svolge un ruolo fondamentale: il controllo biologico della vegetazione acquatica degli invasi. Ora per queste due specie è consentita solamente la pesca sportiva con il rilascio immediato. Questa normativa ci pone al vertice, a livello europeo, tra i territori che hanno coniugato le politiche di tutela ambientale.
La carpa monopinna
Triste è la storia di una grande carpa, ma fortunatamente il suo sacrificio ha consentito sviluppi positivi. “Monopinna” era una carpa monitorata, vissuta nel lago di Caccamo. Il suo nome derivava dalla mancanza di una pinna dalla nascita, da 12 kg era arrivata a pesare 20,6 kg. Venivano da tutta Italia per pescarla. Una normativa vieta il prelevamento dei riproduttori che superano i 65 centimetri di lunghezza, a garanzia di continuazione della specie. Durante il ferragosto 2016, in barba a tutte le normative di tutela, la nota carpa fu pescata e uccisa. Alcune foto furono pubblicate – come una beffa – sui social, l’accaduto fece scalpore, indignò e commosse non solo i pescatori.
La pesca abusiva nei nostri laghi
Dall’inchiesta portata avanti dai pescatori, si è scoperto che i pesci abusivamente prelevati provenienti dai laghi marchigiani, compresi Caccamo, Le Grazie e Polverina, erano molto più numerosi di quanto si pensava. Dopo la vicenda di Monopinna, temendo una protesta nei confronti di quei pescatori senza regole, era in progetto un incontro tra pescatori e istituzioni, per definire una eventuale “gestione partecipata” – senza scopo di lucro – tra associazioni piscatorie e le Amministrazioni per far in modo che gli stessi pescatori potessero svolgere una certa vigilanza. L’incontro è stato saltato per il sisma di agosto 2016. C’è da auspicare che tra i progetti di ripartenza possano essere comprese iniziative che permettano ai pescatori stessi di esercitare una qualche forma di controllo sulle acque interne. Sui livelli degli invasi artificiali gestiti dall’Enel, non esiste una normativa precisa che in particolari bacini, durante il periodo della riproduzione, non faccia scendere troppo il livello, per evitare di lasciare in secca le uova, nelle parti a monte presso gli immissari.
Il danno dei pescatori di frodo
I pescatori di frodo in laghi e fiumi impoveriscono la fauna ittica; se per il pescatore dotato di una certa etica è un danno morale, per gli organi amministrativi il danno è patrimoniale. Siccome ricostruzione e rinascita di un ecosistema richiedono anni, è necessario affrettarsi a salvare quanto rimasto. Alla luce delle ultime normative di tutela ittica e in vista di futuri progetti di gestione, il lago di Caccamo potrebbe diventare il capofila, un esempio di virtù per la salvaguardia di specie care a tantissimi pescatori di tutta Italia. A ottobre vi si svolgerà il “3° Memorial Francesco Bertoldi” in ricordo di un pescatore civitanovese scomparso qualche anno fa. Un appuntamento che richiama carpisti da tutto il territorio nazionale e anche dall’estero, sul lago diviso tra i comuni di Caldarola e Serrapetrona.
Eno Santecchia
14 settembre 2017