Il titolo “Da Maria a Maria” traccia già un itinerario, con una partenza e un arrivo, o se si vuole, un ritorno. Nell’immaginario di Silvio Craia, artista immaginifico che una ne pensa e cento ne fà, l’itineranza non è solo tragitto fisico, ma spirituale e culturale. Egli, spesso, accomuna l’arte alla fede: in questo caso un errare che dalla afflizione purificatrice del deserto, può portare all’approdo festoso della rivelazione e del premio. La scena che dà luogo a questa sua “formula” è ormai consolidata da una pur breve tradizione che si è creata e stabilita intorno alla chiesina di Santa Maria di Pacigliano in Corridonia, ma numerose sono le “stazioni” sparse in un territorio ben più vasto che si connota ormai attraverso una miriade di “pinturette”, ognuna delle quali prende significato dal luogo stesso in cui è collocata, oltre che dalla originalità e dall’ispirazione degli artisti che l’hanno realizzata. Il tutto è immerso in un paesaggio poco edificato, agli incroci delle strade e di viottoli ombrosi, in un contesto dove dominano il verde e la natura dei campi. Lo caratterizzano minimi segnali, richiami che invitano il passante all’intimità di un colloquio e a una preghiera. Voci sommesse che sollecitano a un dialogo interiore, con pensieri rassicuranti che segnano il cammino offrendo una sosta riflessiva nel silenzio quieto. In tal modo l’iconografia sacra, trovando dimora nella realtà contemporanea, si espande oltre che in senso linguistico anche in quello concettuale: non c’è limite al suo argomentare. Gli artisti coinvolti, ogni uno col proprio linguaggio, attestano così anche una propria storia d’inventiva consolidata e distintiva da marchio poetico inconfondibile; e tuttavia nell’opera di ciascuno sembra determinarsi un ideale riverente scambio di identità. È la dialettica dell’arte a condurre, con il fascino delle sue intriganti divagazioni e antinomie. Il tema di quest’anno “Rosa Mistica” è un tema mariano che ha visto coinvolti cinque artisti: Alda Carletti, Cagliostro, Simone Dionisi, William Vivì Medori e Silvio Craia. Leggiamo in catalogo: “Rosa mistica”; uno dei più belli attributi che il popolo cristiano, quello dei semplici, degli indifesi, degli imploranti e di quelli che trepidano per la fede, ha saputo rivolgere a Maria nei secoli. Un attributo che trasfonde in modo simbolico, in un fiore, la bellezza, la preziosità, il profumo di ciò che ognuno avverte essere amore… Alle cosiddette giaculatorie o alle acclamazioni litaniche, nel nostro caso si aggiungono quelle visive. E sorge una domanda: l’arte è ancora capace in questo mondo in cui la malizia, con tutte le sue filiazioni e concettosità, sembra farla da padrona, è capace, di essere ancora “mistica”, spirituale, bella come ha saputo esserlo nei secoli passati?” . I cinque artisti s’adoperano a darne una risposta.
1 settembre 2017