Difendiamo i prodotti della nostra terra: il vino Verdicchio

Il giorno 18 dicembre 2015 la simpatica rubrica televisiva GEO ha fatto una rassegna lodevole dei prodotti marchigiani, fra cui il vino Verdicchio. Vino del quale ho una certa conoscenza, non come bevitore bensì come esperto dei prodotti di casa marchigiana. A illustrare le peculiarità caratteristiche di questo vino si è presentato un bravo enologo il quale, forse distratto dalle conoscenze di altri prestigiosi vini, ha affermato che si tratta di un vino con capacità di invecchiamento adatto ad accompagnare pietanze di carni e lo ha riconosciuto come “un buon vino da tavola”. Mi sia permesso di precisare: anzitutto è un vino che invecchia molto presto. Incorporando sostanze che ossidano, questo vino, per sua naturale composizione ha la facoltà di cambiare il colore da giallo  paglierino a marroncino. Non per altro, per prolungare la durata di giacenza nel luogo di vendita, il vino viene sottoposto da personale qualificato al trattamento con ferro cianuro di potassio, rendendo il prodotto piuttosto chiaro (e questo lo si può notare agevolmente in tutte le bottiglie che lo contengono). La sua peculiarità si esalta quando accompagna piatti di pesce di qualsiasi tipo e provenienza. Infine, non è un vino generico. È un vino che occupa due distinte posizioni: il Verdicchio di Matelica e il Verdicchio dei Castelli di Jesi. Tutte e due a denominazione di origine controllata (DOC) con distinti disciplinari di produzione. Per i più curiosi faccio appena cenno alla nascita di quello di Matelica. Le uve sono rappresentate, in percentuale, dalla Malvasia di Candia, dal Trebbiano dorato e dal Montecchiese. Quest’ultimo il più antico del posto. I vigneti in genere sono ubicati a sud dove le condizioni pedoclimatiche sono consone alla buona resa produttiva. Essi sono disposti in filari con ampiezze diverse rispetto al passato, tale disposizione permette soprattutto di praticare le normali operazioni colturali con macchine. Chi non segue tali pratiche lascia crescere in mezzo al vigneto erbe spontanee che inaridiscono il suolo, infatti, le continue sarchiature impediscono la perdita di umidità, come avviene nei cumuli di sabbia, che all’esterno sembrano asciutti mentre, appena sotto, conservano umidità. Mi sia inoltre permesso di ricordare che l’operazione di defogliare le viti è veramente da abolire. Le foglie hanno una funzione vitale. Le viti, infatti, appartengono alla categoria delle fanerogame, e come tali sono munite di foglie verdi, con stomi. Gli stomi sono “boccucce” che assorbono dall’aria anidride carbonica, ossido di carbonio, sostanze velenose per le specie animali, ma che le foglie sono in grado di trasformare nel tempo, rinnovando il “miracolo” di produrre zuccheri, amidi e altre sostanze benefiche che soltanto ma dre Natura può offrirci. I tralci lunghi non debbono essere accorciati, dallo stato orizzontale devono essere posti verticalmente, in modo da irrorobustire ed essere idonei nella scelta per la futura produzione. Il Verdicchio prodotto nella regione Marche ha pochi rivali in Italia, salvo un bianco prodotto nella regione Friuli Venezia Giulia che presenta delle similitudini con il nostro. Campanilismo? No, verità.

Walter Filoni

30 agosto 2017

 

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