Giovanni Mongiano, teatro e acqua minerale

Ha fatto scalpore la sua scelta (responsabile e colma d’amore per il proprio affascinante lavoro, il teatro) di andare comunque in scena davanti a una platea vuota. La storia di Giovanni Mongiano, classe ‘49, ha fatto il giro del mondo, letteralmente. Come avrei potuto non incuriosirmi? Ecco per voi lettori le mie domande a Giovanni Mongiano.

Se Giovanni Mongiano fosse un supereroe, che supereroe sarebbe e che superpoteri avrebbe?

Impreparato a rispondere… Mi viene in mente solo SuperPippo. In realtà io esprimo l’essenza dell’antisupereroe. Il mio gesto esprime un atteggiamento totalmente lontano da chi maneggia superpoteri: qualcosa di intimo, privato, profondo. Capace di denunciare un fallimento, anche se dettato dalla sprovvedutezza di chi non sa gestire un teatro. Se mi guardo intorno però mi posso immedesimare in un mio supereroe, Roger Federer, non per il suo immenso talento ma per la sua totale dedizione, passione e felicità, verso il suo lavoro, a una età in cui gli atleti di solito sono da anni in pensione. Fatti i dovuti paragoni, una età paragonabile alla mia, in cui dovrei stare tranquillo a casa mia, invece di continuare a stare con i piedi incollati alle tavole del palcoscenico.

Ha la macchina del tempo: dove va: passato … presente … futuro?

Mi piacerebbe vivere all’inizio del ‘900,  uno  dei  momenti più importanti nella storia della drammaturgia e dei fermenti legati alla interpretazione e alla  recitazione. Magari al Teatro d’arte di Mosca, al seguito di Stanislavskij o di Mejerchol’d… così saprei bene anche il russo e potrei cogliere tante sfumature nei testi di Cechov, Dostoevskij,Tolstoj.

Giovanni Mongiano e la responsabilità.

Scrivono in tanti, a proposito di questa scelta bizzarra di andare in scena con il teatro deserto, di come abbia idealizzato il senso del dovere. Vero. Ma quando il senso del dovere coincide con il proprio piacere (di recitare… anche se solo per me stesso) è tutto un po’ più facile. L’impulso irrefrenabile di voler comunque fare una cosa che ti piace anche se in condizioni estreme. Mi viene da sorridere quando poi ci sono le interpretazioni più disparate di quel mio gesto: atto simbolico, atto provocatorio, furbata, strategia di marketing. Niente di tutto ciò: solo una dichiarazione d’amore verso il teatro, che poi è pure il sottotitolo del mio monologo. Tutto torna.

Il suo drink preferito (alcolico … analcolico … può essere anche il caffè o un succo di frutta)?

Gli artisti, si sa, sono genio e sregolatezza. Forse allora io che scelgo il succo di frutta, ma forse anche meno, acqua naturale, sarò probabilmente un artigiano che sudando e ancora sudando su quelle benedette tavole, ogni tanto deve riequilibrare l’organismo.

Cosa può fare Giovanni Mongiano per salvare, o per migliorare, il mondo?

Visto che ho parlato dei russi, voglio fermamente far parte di quelli che dicono (banalmente): La bellezza salverà il mondo. Una risposta nobile, anche se non molto credibile di questi tempi. A proposito di supereroe, mi sembra che ci  sia un po’ troppa gente in giro, in carne e ossa, che si sta immedesimando (Stanislavskij) eccessivamente in quel ruolo. Diventa difficile persino porsi la domanda: posso fare qualcosa io? Più spontanea un’altra domanda: che ci faccio qui?

 

La mia risposta è: “Sei a ricordarci, almeno, il valore etico dell’impegno professionale e della responsabilità!” In alto i bicchieri, Amici, brindiamo al teatro e alla bellezza! Alla prossima!

 

Who’s Who – Per chi non lo sapesse …

Giovanni Mongiano è attore, regista teatrale, direttore artistico e drammaturgo. Vanta collaborazioni con Gualtiero Rizzi, Bruno Maderna, Renzo Giovampietro, Anna D’Offizi e Rino Sudano, Edoardo Fadini, Pier Giorgio Gili, Edmo Fenoglio, Rexford Harrower, Beppe Navello, Giancarlo Sbragia, Benno Besson. Ha lavorato per il Teatro Stabile di Torino, il Teatro Regio di Torino, al Festival di Spoleto, con la Compagnia degli Associati, con la cooperativa Teatro Proposta, in originali televisivi prodotti dalla RAI e con l’Associazione Teatro Piemontese. Ha inaugurato il Teatro Angelini di Crescentino nel 2004 e ne è stato direttore fino al 2009. Dal gennaio 2013 è direttore artistico della compagnia TeatroLieve, che gestisce il Teatro Viotti di Fontanetto Po.

22 luglio 2017

 

 

 

 

 

A 4 persone piace questo articolo.

Commenti

commenti