Siamo arrivati all’ultima puntata, la storia finisce qui e da qui in poi c’è l’acquisizione da parte di UBI Banca e ci sarà il Tribunale, chiamato a fare chiarezza e a distribuire le pene ai colpevoli dell’affondamento del “Titanic” bancario maceratese. Aggiungiamo noi de La rucola: “Fu poca avvedutezza di alcuni, fu disonestà o c’è dell’altro dietro a una banca che stava diventando troppo forte?”
Livello di perdite inimmaginabile
Nel 2006 inizia la discesa sempre più precipitosa verso l’abisso: dietro a bilanci pubblici apparentemente entusiasmanti si nasconde una situazione reale che diventa sempre più pesante e deficitaria; la necessità di continuare a retribuire il capitale in maniera consistente spinge a operazioni fortemente remunerative, ma altrettanto fortemente rischiose, la gestione delle fondazioni con il patto di sindacato, all’origine garanzia di stabilità, diventa ora un cappio che stringe e limita lo sviluppo della banca, poiché la volontà di non perdere la maggioranza del capitale impedisce la quotazione in borsa dell’azienda e quindi l’approvvigionamento di capitale fresco. Intanto, anche sulla stampa nazionale appaiono notizie sconcertanti sul direttore generale, ma nessuno sembra preoccuparsene, compresi gli organi di controllo interni ed esterni. Non essendo più un osservatore diretto, non posso conoscere e raccontare la vicenda in dettaglio, ma neppure vorrei farlo, essendo oggetto di indagini e procedimenti giudiziari. Quando la banca viene finalmente commissariata, forse è troppo tardi! La situazione delle perdite accertate o probabili ha raggiunto livelli inimmaginabili! Incontrando il nuovo direttore generale Luciano Goffi, nell’esprimere il mio rammarico per la conclusione della vicenda e del progetto originario di Banca delle Marche (cioè la permanenza nella regione del più grande istituto di credito, una delle aziende più grandi), gli dico che se qualcuno me lo avesse raccontato, gli avrei detto che non era possibile! “Ed invece è stato possibile!” replica lui. Una lunga storia finisce, le sue conseguenze si avranno per anni e anni ancora, i marchigiani perdono forse definitivamente la possibilità di avere un proprio strumento di sviluppo e di sostegno della propria economia e delle iniziative imprenditoriali, il futuro darà nitidezza e dettagli alla vicenda, che per ora resta incomprensibile e piena di domande senza risposte. Nel cuore e nel ricordo dei maceratesi resterà la CARIMA, che ha accompagnato e sostenuto i loro sogni, i loro progetti, le loro speranze per il futuro.
17 luglio 2017