Un colpo di genio del presidente
Un problema serio è certamente costituito anche dalla definizione degli organi di governo delle due entità, tenendo conto che la Cassa di risparmio ha in quel momento:
1 – un consiglio di amministrazione di 14 componenti: presidente Giuseppe Sposetti, vicepresidente Pietro Paolo Delle Fave (entrambi nominati dal Ministro del tesoro) e due consiglieri per ciascuna delle sei sedi della Cassa, eletti invece dall’assemblea dei soci: Emanuele Scarfiotti e Francesco Battibocca per Camerino, Vincenzo Morresi e Ugo Ruggeri per Civitanova Marche, Carlo Lazzarini e Augusto Pietro Severini per Macerata, Enrico Volpini e Giuseppe Miti per Recanati, Giorgio Bizzarri e Franco Belli per Roma, Roberto Massi e Franco Moschini per Tolentino;
2 – un comitato esecutivo composto, oltre al presidente e al vicepresidente, di tre persone, diverse dai consiglieri di amministrazione: Alfredo Cesarini, Giovanni Battista Lucangeli, Goffredo Binni; Ce
3 – un collegio sindacale composto da Alfonso Donadio e Alberto Landi (di nomina ministeriale) e Aldo Canovari (di nomina assembleare).
Qui il presidente Sposetti riesce a realizzare un vero e proprio capolavoro istituzionale, credo unico nel panorama bancario di quel momento. Infatti la quasi totalità delle casse realizza la nuova banca con un consiglio di amministrazione costituito per lo più dalla mera somma dei consiglieri e dei componenti del comitato esecutivo preesistenti: organi pletorici, di difficile gestione e di scarse o scarsissime funzionalità ed efficienza. A Macerata invece, senza alcuna protesta o palese opposizione:
1 – il comitato esecutivo della cassa diventa il consiglio di amministrazione della nuova banca;
2 – il consiglio di amministrazione della cassa resta come consiglio di amministrazione della fondazione;
3 – presidente, vicepresidente e collegio sindacale restano per il momento identici in entrambi gli enti (anche se per la banca spa la nomina proviene dall’assemblea degli azionisti e non più dal ministro), mentre il direttore generale è anche segretario generale della fondazione e io, in quanto segretario generale, divento anche vicesegretario generale della fondazione, mantenendo le funzioni di segretario verbalizzante di entrambi i consessi.
Per molto tempo, scambiando opinioni con colleghi di altre banche sulla modalità di realizzazione del processo di trasformazione, ho avuto difficoltà a far credere possibile avere un consiglio di amministrazione con solo 5 componenti, ma così era e il commento più frequente alla fine fu: “Come ci siete riusciti?” Questa struttura, snella ed efficiente, ha dato la possibilità al consiglio di amministrazione di operare efficacemente con sedute anche lunghe e articolate, ma certamente con la possibilità di analizzare e valutare i problemi con completezza e tranquillità.
Banca Marche – Palazzo Galeotti
08/05/2017