Gigi e Bufera

Gigi era un “tavaccu”, cioè l’uomo che trascorreva tutta la sua vita nella stalla con gli animali, dormendo in un lettino sistemato in un angolo, per essere sempre pronto a intervenire, anche di notte, se gli animali ne avessero avuto bisogno. Bufera era un toro bianco, di razza marchigiana, che pesava sui sette quintali ed era veramente imponente. Nonostante la sua stazza Bufera era sempre calmo e tranquillo e seguiva volentieri Gigi che l’aveva comprato e lo aveva allevato. Al mattino Gigi si avvicinava a Bufera e gli puliva tutto il pelo con l’apposita spazzola e poi, dopo averlo fatto mangiare, lo portava a passeggiare. Di solito il toro era tranquillo ma qualche volta dava segni di nervosismo, allora Gigi aveva preso la strana abitudine di saltargli in groppa e di lasciarlo correre liberamente per farlo sfogare. Bufera era sempre contento e stava attento a non far cadere Gigi, evitando di fare movimenti bruschi. Poi tornavano tranquillamente a casa. Una mattina Bufera era particolarmente su di giri e Gigi, senza esitazione, gli saltò in groppa. Il toro iniziò a correre ma, stranamente, non l’aveva mai fatto, infilò lo stradone dirigendosi deciso verso la strada nazionale. Lì giunti portò Gigi vicino a un camion che si era rovesciato sul lato della strada. Lui saltò giù rapido vedendo che nella cabina c’era un uomo; nel frattempo altri due o tre automobilisti si erano fermati per portare aiuto e, tutti insieme, con grandi sforzi, riuscirono a tirar fuori il malcapitato per poi adagiarlo sul prato in attesa dell’ambulanza. A questo punto il camion prese fuoco. Tutti restarono ammutoliti: se avessero tardato ancora un attimo l’uomo sarebbe morto carbonizzato. Arrivò l’ambulanza dove venne caricato l’autista che, a un primo controllo, non sembrava presentare gravi traumi, quindi giunsero i pompieri che spensero il fuoco. Gigi risalì in groppa a Bufera e tornò a casa, scosso per l’accaduto. Fece entrare il toro nella stalla e poi si sdraiò sul letto per rilassarsi e, ripensando agli avvenimenti, il suo cuore fece un balzo. A mente fredda si rese conto che l’uomo che era stato salvato, grazie anche a Bufera, era colui che aveva assistito alla nascita del toro e lo aveva allevato, amorevolmente, per il suo primo anno di vita. Gigi è scosso. Si avvicinò al bestione, lo accarezzò dolcemente restando a fissarlo e chiedendosi: “Può essere che l’animale, guidato dal suo istinto, abbia sentito qualcosa o è stata solo una coincidenza?” Gigi non seppe darsi risposta. Accarezzò ancora, con affetto, il toro e tornò al suo lavoro con la mente e il cuore ancora vicini a Bufera.

 01 aprile 2017

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