È sempre una bella cosa onorare il ricordo di una persona che ha goduto della stima dei suoi colleghi, tanto più che, trattandosi di un architetto, ha lasciato dei segni importanti del suo operare. Così è nata una mostra nel luogo di origine dell’architetto Alfredo Lambertucci, a Montecassiano dal 12 novembre al 4 dicembre 2016, e un volumetto: “Le Marche di Alfredo Lambertucci, legami di architettura”, a cura dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesagisti e Conservatori della provincia di Macerata, in collaborazione con il Comune di Montecassiano e il Circolo culturale “Angelita Scaramuccia”. Ne libro di 60 pagine, corredato da significative immagini, viene tracciato il cammino di Lambertucci nella regione Marche e non solo. Già con la sua prima realizzazione l’architetto ha lasciato un segno duraturo nel territorio maceratese in quel di Consalvi, progettando il complesso religioso di San Gabriele dell’Addolorata, progetto che nel 1962 gli è valso il prestigioso premio regionale IN/ARCH.
La “chiesa di Consalvi”, come viene comunemente chiamata, delinea fin da subito la filosofia architettonica di Alfredo Lambertucci: massima funzionalità nel rispetto del paesaggio, con un disegno dalle geometrie razionaliste sì moderne ma prive di eccessi scenografici fini a se stessi. Dei concetti che con coerenza applica a tutte le sue creazioni. Esemplare la progettazione della scuola elementare Castelnuovo a Recanati (1962-1967) dove riesce a inserire la struttura in un terreno a forte pendenza creando una doppia altezza, che oltre a garantire un ampio respiro agli spazi di collegamento interni fa armonizzare l’edificio con la natura che lo circonda. È una capacità compositiva straordinaria quella dell’architetto che si manifesta ancora più accentuata nella realizzazione dell’Istituto Tecnico Industriale di Recanati (1962-1968). Qui i tre blocchi principali, collegati da un ponte-parallelepipedo, quarto blocco anch’esso, sono identificativi delle varie funzioni dell’Istituto. L’immobile, pur nella sua imponenza, è alleggerito da finestrature che, come tagli, lo percorrono in tutta la sua lunghezza, abbinando la funzione estetica alla funzionalità luminosa per l’interno.
Opera di grande impatto è il Tribunale di Macerata. Questo, posto a distanza dal millenario centro storico, lo fronteggia con autorevolezza ed è un vero peccato che la costruzione sia rimasta incompleta, perché la realizzazione finale con il grande cilindro, richiamando in chiave moderna il cupolone della chiesa di San Giovanni, avrebbe smorzato la potenza dell’altra struttura facendola dialogare con la città. Estrosa la casa ideata per Wladimiro Tulli dove le geometrie triangolari sono interconnesse con cubi e parallelepipedi e il tutto è articolato su diversi livelli. Una frase dell’architetto Enzo Fusari ne centra bene la figura: “Per noi giovani architetti, allora, è stato un punto di riferimento e di confronto”.
Fernando Pallocchini
17 marzo 2017