Giorgio Montanini, la pioggia e un aperitivo in centro

Piove… Non amo la pioggia. Possiede quel rumore quasi ipnotico, che induce il sonno. Bagna le scarpe, i vestiti, i capelli. È fastidiosa, spesso inopportuna. Per esempio, oggi avrei voluto intervistare il comico Giorgio Montanini passeggiando sul lungomare, lasciando impronte sulla sabbia e riempiendomi le orecchie anche del frangersi delle onde sulla riva. Respirando l’aria marina. Ma tant’è. Il tempo (non solo quello cronologico ma anche quello meteorologico, evidentemente), si sa, è tiranno. Così, siamo costretti a sederci dentro un bar del centro, davanti a un aperitivo: il mio è un analcolico alla frutta, il suo… top secret: Giorgio preferisce mantenere la sua vita privata lontana dai riflettori… La statistica non mente, del resto, è una scienza! All’università l’adoravo, tra lo stupore dei miei compagni di corso. Il calcolo delle probabilità ha un suo fascino, incrollabile. Così, quando incontro Giorgio Montanini, la statistica riappare. E mi ricorda che, casualmente ma fedelmente, lei farà capolino nella mia vita giornalistica. Infatti. Montanini non risponde alle classiche quattro domande fisse di Drinking (supereroe, macchina del tempo, drink, miglioramento del mondo), perché sostiene che il suo pubblico non desideri conoscere tali risposte. Al pubblico interessa la sua comicità. Ed è quella la domanda “non fissa” che gli avrei chiesto, proprio quella: cosa intende per arte, che cosa è per Montanini l’artista, la comicità? Ecco la sua risposta, per voi lettori. “L’Italia ha vissuto, a livello comico, un dramma culturale e cioè una sorta di sospensione del tempo. Si parla banalmente di ‘gusti’, ma non è così: è una vera e propria involuzione culturale del popolo italiano, che si è vista in molti altri ambiti… ma che nella comicità è stata drammatica. Tutto il mondo, nel dopoguerra, cerca attimi di spensieratezza, anche attraverso la comicità dell’avanspettacolo. A chi è stata distrutta la casa e ha perso il padre sotto i bombardamenti, vuoi parlargli delle contraddizioni della società? No! Ha vissuto un dramma talmente forte, che l’unica cosa che può fare è ‘non pensare’… La comicità che non fa pensare ha una sua logica: devi elaborare il lutto, in quel momento non devi pensare… in America, dopo 15 anni dalla fine della guerra, quindi con la società completamente ancorata alla condizione di pace,  un  comico, Lenny Bruce,  sale sul palco e dice: A me non interessa affatto raccontare barzellette! A me interessa parlare dei due professori omosessuali che sono stati licenziati dal Liceo in cui insegnavano… io voglio sapere se sono stati licenziati, perché scoperti a fare sesso in bagno, oppure perché non erano capaci di fare i professori. Bruce viene arrestato dopo lo spettacolo. Un comico che viene arrestato, perché parla di sesso fra due omosessuali (c’è un film su Lenny Bruce, intitolato Lenny per la regia di Bob Fosse e interpretato da Dustin Hoffmann). La società moderna che si sintonizza su una realtà di pace inizia a vivere un dramma occulto, subdolo, all’interno della società e chi fa satira (così come ai tempi di Aristofane) quel dramma va a toccare. Lenny Bruce lo fa e pagherà con la morte (si suiciderà perché lo arrestano dopo ogni spettacolo) ma da Lenny Bruce ‘nascono’ Woody Allen, Richard Pryor, Robin Williams: cinquant’anni di comicità americana ad altissimo livello. In Italia? Macario, Walter Chiari, Brignano, Pintus… ci si ferma all’avanspettacolo: impoverimento culturale. Questo è un problema, perché noi abbiamo avuto a livello cinematografico registi come Fellini, De Sica, Elio Petri, premi Oscar morti. La musica nostra? Cantautori come De Andrè, Dalla, De Gregori, Guccini… e ora: nessuno! I comici? La stessa cosa. Quindi quello che si scambia per gusto (dicono: oh, a me piace Brignano) a livello culturale non c’è più. In nessun Paese del mondo civile (cioè dove non c’è guerra), esiste quella comicità. Se io andassi oggi in una casa discografica per voler incidere Parlami d’amore Mariù, mi prenderebbero per pazzo! Allora perché quando Brignano fa i suoi monologhi non capiscono che è arretrato di 50 anni?”

L’arte è sperimentazione!? “Hai detto una cosa fondamentale: l’artista è 10 anni avanti al pubblico e paga un prezzo, perché non è accettato per questo. Invece i comici di oggi trattano il pubblico come un incapace, non usando l’arte ma un atteggiamento reazionario: assecondano i gusti del pubblico, confortandone l’ignoranza, confermandola, quando, invece, l’arte dovrebbe far pensare e stimolare il pubblico, che ride o si arrabbia ma, comunque, è portato a pensare!” Quindi, Amici, brindiamo, ridiamo, ma sempre con la testa sulle spalle! Alla prossima!

 

Who’s who, ossia… per chi non lo sapesse

 

Giorgio Montanini, comico e attore fermano, rappresenta in Italia la stand up comedy, la comicità che affronta temi sociali e politici. 2004: debutta a teatro per la regia di Franco Branciaroli con Edipo Re di Sofocle. Ha lavorato nelle fiction televisive Questa è la mia terra 2 e Liberi di giocare. 2008: entra nel gruppo di Filippo Giardina Satiriasi. L’officina della satira. 2011: porta in scena Nibiru, il suo primo spettacolo, seguito nel 2012 da Un uomo qualunque. 2013: partecipa alla trasmissione Aggratis! su Rai 2. 2014: conduce Nemico pubblico su Rai 3, che viene confermato nel 2015 e nel 2016. Su Sky è andato in onda con la trasmissione Stand Up Comedy.

02 marzo 2017 

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