Chiesa S.Maria in Pantano a Montegallo

Il terremoto del 24 agosto 2016 aveva già gravemente danneggiato il nostro patrimonio artistico in area sibillina, ma il colpo di grazia è avvenuto con la scossa del 30 ottobre. Il territorio meridionale delle Marche, posto a “cavaliere” sui Monti dell’Appennino, è stato sempre costellato da innumerevoli edifici e chiese caratterizzati da tanti tesori: tra questi la chiesa di S. Maria in Pantano detta pure di Santa Maria delle Sibille, a Montegallo.

 Santa Maria in Pantano dopo il terremoto del 24 agosto
Santa Maria in Pantano dopo il terremoto del 24 agosto

Questi tesori appartengono (o appartenevano) non solo alla storia dell’Arte, ma anche alle tradizioni locali, ampiamente stratificate nel tempo. La suggestiva chiesetta di cui sopra, che il terremoto del 24 agosto ha gravemente danneggiato, è stata irrimediabilmente distrutta nel secondo evento sismico, quello del 30 ottobre. Questo vetusto edificio sacro aveva un piccolo portico sulla facciata principale e al suo interno manteneva alcuni spazi abitativi. La lapide più significativa era posta sopra una porta laterale e “narrava” la storia della piccola chiesa, scandita da distruzioni e da ricostruzioni. Le vicende che interessarono la chiesa di Santa Maria in Pantano erano tutte riportate nella predetta lapide e apparivano strettamente legate agli sconvolgimenti geologici che nell’Appennino si susseguirono nei secoli. L’iscrizione indicava che nell’anno 1002 la Chiesa, distrutta completamente, era stata nuovamente ricostruita per continuare a essere sede di una piccola comunità di religiosi (monaci legati alla comunità di Sant’Eutizio di Preci), la cui Regola era probabilmente venuta dall’Oriente come può suggerire l’appellativo greco conferito alla Madonna.

 Santa Maria in Pantano dopo il terremoto del 30 ottobre
Santa Maria in Pantano dopo il terremoto del 30 ottobre

 

La chiesa di Santa Maria in Pantano seguì il destino delle altre chiesette dell’Appennino: negli anni successivi, infatti, le distruzioni che interessarono la Chiesa (come pure altri edifici sacri dell’area appenninica) continuarono ma, altrettante, furono le ricostruzioni. All’inizio del XIV secolo, quando il monastero di Farfa venne ceduto in feudo alla famiglia Orsini, la Chiesa divenne di proprietà dei Benedettini di Farfa con sede a Santa Vittoria in Matenano. In quel periodo, come molte altre chiese benedettine marchigiane, accolse nei cenobi i Templari fuggiti dalla Francia. Dopo il terremoto del 1458 la Chiesa fu ricostruita e da allora la sua struttura era rimasta inalterata fino al recente terremoto. La sua riedificazione avvenne, probabilmente, in concomitanza con la ricostruzione, realizzata da Giovan Battista da Lugano nel 1529 (su probabile progetto del Bramante), della chiesa di Santa Maria di Macereto di Visso, chiesa, quest’ultima, che nelle intenzioni di papa Sisto V (1585-1590) doveva accogliere la sede dell’Ordine della Madonna di Loreto, ordine militare della Santa Sede. I primi del ‘500 le chiese dell’Appennino furono nuovamente tutte abbellite di pregevoli opere d’arte. Le pitture parietali della ricostruita chiesa di Santa Maria in Pantano furono affidate a Martino Bonfini di Patrignone, ottimo decoratore ed eccellente “machesiano” (lavorava sui cartoni altrui). Intorno al 1610, forse successivamente ai dipinti della chiesa di Santa Maria dell’Ambro, il Pittore, memore del Rinascimento (che aveva riportato in auge il mondo classico e pure una rilettura dei Vangeli apocrifi) dipinse sulle pareti della Chiesa, oltre a scene della vita della Vergine con i profeti Mosè, Geremia, Davide e Salomone, quattro Sibille: la Frigia, la Delfica, l’Ellespontica e l’Agrippa. Da qui l’appellativo della Chiesa edificata ai piedi della montagna della Sibilla.

 

 Epigrafe residuale del XI sec.

  santa maria in pantano iscrizione

 SA(nc)TA  DEI  GENETRIX  SUB  TUU(m)

PRESIDIU(m)  CO(mmu)NE  V(iv)IMUS

 

T(emplum)  D(onum)  F(actum)  C(ommuni)  P(ecunia)  I(n)  D(omini)  A(nno)  M(illesimo) S(ecundo)  H(oc)  E(st)  (secundum)

T(emplum)   D(omini)   N(ostri)  R(edemptoris)   ADONAI  M(atre)  L(ibenter)  IP(sum)  H(ic)  P(ositum)  R(ursus)

 

Santa Genitrice di Dio sotto il tuo presidio viviamo in comunione. Il Tempio è un dono fatto con il denaro della comunità nell’anno del Signore 1002. Questo è il secondo tempio per la Madre di Nostro Signore Redentore Di buon grado lo stesso è qui posto nuovamente.

31 gennaio 2017

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