Il Comitato Popolare per il NO spiega i suoi motivi

Il Comitato popolare per il No alla riforma costituzionale sta operando in vari modi: assemblee, affissioni, volantinaggi, piattaforme social, stampa e media, e in maniera particolare a contatto con la gente,  come si è maggiormente prefigurato qui a Macerata, ove ci si è mossi attraverso l’ascolto capillare dei cittadini, tramite le loro domande, preoccupazioni e perplessità in merito al referendum che si terrà domenica 4 dicembre.

Da questo riscontro quotidiano emerge già un dato e un effetto negativo che questa riforma senz’altro sta portando, l’idea che il paese possa e sia stato diviso in due tra la scelta di un Si o un No, per una legge che non dovrebbe dividere ma unire la gente, la Costituzione, la Legge. Ebbene questo aspetto, ci addolora molto, sia come cittadini che, personalmente, come rappresentante del fronte per il No, ma allo stesso tempo confermano e danno forza alle nostre ragioni.

La saggezza dei padri costituenti ci ha permesso di governare per oltre cinquant’anni con delle regole basilari condivise da tutti, superando momenti difficili, tra cui un tentativo di golpe e gli anni di piombo e altre e varie vicende di notevole pericolo democratico.

Addirittura nessuno dei vincitori politici italiani di allora, del secondo conflitto mondiale, dalla Dc al Pc e via dicendo si è permesso di sopprimere le minoranze con la logica dei vincitori sui vinti, ma le ha garantite con una legge, la Costituzione, in modo da essere nella sua natura e nella sua indole plurale e garantista, dove il Governo non è il padrone ma il servitore del paese e dove il Parlamento ne è il cuore e non un semplice club.

Quindi una Costituzione per regola non divide ma unisce un popolo, proprio come l’avevano concepita i grandi padri della Costituzione, che purtroppo alle spalle vissero una tremenda lotta civile e fratricida.

Oggi, di questo, ne da conferma il No espresso dalla sinistra estrema alla destra estrema, passando per il centro ad altre espressioni politiche di varia natura e geometria, dimostrando che i valori democratici e pluralisti della costituzione così come concepita dai padri suddetti, hanno permesso di garantire nel tempo delle regole condivise e riconosciute da tutte le forze politiche in campo e da tutti i cittadini, pur nelle reali differenze di opinione, pensiero e colore politico.

Ebbene, il Presidente del Consiglio, oggi, proprio questo principio, la “pluralità”, osa definirlo “accozzaglia”, e sinceramente preferiamo l’accozzaglia al mono partito e/o mono pensiero.

Votare No, non significa bocciare solamente una riforma che del resto è palesemente pasticciata a partire dalla tecnica e dalla complessità espositiva con cui è stata redatta, certamente poco chiara e di difficile comprensione, dimenticando che la costituzione prima che dei tecnici, è sicuramente dei cittadini, del popolo, e pertanto deve essere decifrabile, semplice, in poche parole chiara; del resto la stragrande maggioranza dei più autorevoli costituzionalisti ne hanno dato un parere negativo sia nel merito, nella sostanza che nella forma.

L’aspetto più delicato riguarda proprio la sua essenza, che di fatto si stravolgerebbe pericolosamente e sostanzialmente, rispetto gli equilibri e le garanzie di bilanciamento tra poteri dello stato, oppure nel rapporto tra apparato centrale e periferico in ordine anche al concetto stesso di rappresentanza.

Il votare No, non implica che la carta costituzionale non possa essere riformata ma che debba essere fatto con tutti i crismi con i quali i nostri padri costituenti l’hanno costituita cioè nel Parlamento (non tramite una forza politica espressione di alcuni e non di tutti) e in modo plurale e non particolare e propagandistico (come è stato propinato nei vari spot, definendo chi vota No come coloro che non vogliono il progresso o il riformismo di questo paese).

Altro aspetto, non secondario, è che il Governo scelto dai cittadini non era certo questo e con questa maggioranza modificata (in corsa, con l’ausilio di qualche parlamentare eletto con il centro-destra).

Ma al di là di queste considerazioni di più ampio respiro, sottolineiamo alcuni aspetti che vengono comunemente sollevati dai cosiddetti Riformatori o rottamatori, i quali dicono che la riforma sia necessaria per snellire l’iter politico; è falso ed essi stessi ne hanno dato la prova.

Infatti, hanno con poco tempo varato la legge delle unioni civili (al di là della considerazione etico-morale) ,  tacitando il parlamento attraverso il voto di fiducia.

Ancora, hanno votato la nuova legge elettorale definendola la migliore e ponendo anche qui la fiducia, ma ironia della sorte (o convenienza politica) a oggi si scopre che il Governo è pronto a modificarla (tecnicamente sfiduciando se stesso!): paradossale.

E così per altre leggi e decreti, fino alla conclamata riforma costituzionale che dall’estate sta paralizzando il paese vedendo di fatto il Governo impegnato in una propaganda autoreferenziale.

È risultato quindi che la Costituzione da la possibilità di legiferare rapidamente, oltretutto evidenziando che, per i propri interessi, questo Governo ha legiferato in fretta e furia, dando a intendere a milioni di cittadini che il paese è bloccato per colpa della Costituzione.

Non sciupiamo la Costituzione, onoriamola e se dobbiamo proprio toccarla facciamolo tutti insieme con amore e rispetto reciproco. Non divisi, ma uniti !

Per questo il 4 dicembre insieme con tanti italiani diciamo NO, a questa riforma costituzionale.

Mattia Orioli – Presidente maceratese “NoiNo Comitato popolare”e Segretario Nuovo CDU provincia di Macerata

30 novembre 2016

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