A distanza di alcuni giorni dagli ultimi devastanti fenomeni sismici, la paura, o meglio, il terrore che ha attanagliato la popolazione per giorni e giorni, sta lasciando spazio ad un senso di disorientamento e di sconforto.
Dopo i primissimi giorni, in cui l’attenzione mediatica si era concentrata sulla notizia “sisma” e sul dramma umano, sembra che ora vi sia quasi disinteresse da parte degli organi di stampa.
E’ invece questo il momento in cui, spenti i riflettori mediatici e superata la primissima fase di emergenza, i problemi si definiscono in tutta la loro complessità.
Centinaia di case dichiarate inagibili, quantità interminabili di segnalazioni; la quasi totalità degli edifici pubblici e delle chiese dichiarate inagibili, con danni talmente gravi da lasciar presagire un pieno recupero in un futuro tutt’altro che prossimo.
Come Sindaco e come uomo ho la sensazione, insieme a molti altri, e lo dico con grande dolore, che molte persone, incluso qualche concittadino, non colpite direttamente da questi “4 Terremoti”, non abbiano la percezione esatta delle dimensioni del dramma che si sta consumando nelle nostre zone terremotate, magari proprio vicino casa.
Ho anch’io l’impressione che gli stessi racconti televisivi (solo in alcuni casi, per fortuna) siano più improntati a un affannato sensazionalismo di routine che non all’interpretazione corretta della sciagura umana, economica, psicologica, culturale, morale che certamente riguarda prima di tutto le persone e i luoghi coinvolti, i territori e la geografia di un Sisma che magari ha toccato alcuni meno direttamente, ma che alla fin fine coinvolge tutta la comunità e dovrebbe riguardare tutti coloro che pensano, sbagliando sul piano umano, di “cavarsela” con una sbirciata ai video e agli articoli di stampa o con un sms di solidarietà, che non si nega a nessuno.
Probabilmente, l’amore per la nostra Italia e per la nostra terra e’ sempre più flebile, indebolito da chiusure egoistiche e atteggiamenti non solidali.
Molti, essendo lontani dalle zone più duramente colpite, pensano che il problema “terremoto” non li riguardi; altri confidano nel fatto che “a loro non toccherà mai”.
Questo approccio egoistico non tiene conto del fatto che la paura, il terrore e il senso d’impotenza generati da un terremoto (anzi da 4 Terremoti!) e le relative conseguenze lasciano tracce indelebili, segnano profondamente la vita di una persona, lasciando ferite difficili da rimarginare.
Vorrei ricordare a tutti che questa non è una tragedia marchigiana, o umbra, o laziale, o abruzzese, ma è una “tragedia italiana”.
Nessuno può e deve sentirsi estraneo a questa tragedia, una tragedia che potremmo definire epocale, destinata a restare impressa nella storia.
Tutti gli Italiani dovrebbero, ciascuno nel proprio ruolo, in primis la classe politica e il Governo, fare qualcosa di più, tutti dovremmo! Per il bene di tutti.
Il grido di dolore, che non deve restare inascoltato è: NON LASCIATECI SOLI!
Franco Capponi – Sindaco di Treia
Si riporta, di seguito, la lettera del Presidente dei Borghi più belli d’Italia al Presidente del Consiglio dei Ministri
Alla c.a. del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi
Egregio Sig. Presidente,
Amatrice, Norcia, Preci, Visso, insieme ad altri centri umbro-marchigiano-laziali, hanno visto i loro centri storici distrutti dalla scia di terremoti iniziata il 24 agosto scorso. In questi comuni, edifici storici e religiosi di inestimabile valore, edifici scolastici e numerosissime abitazioni, sono stati gravemente danneggiati.
Questo accade in alcuni dei 263 Borghi facenti parte dell’ associazione de I Borghi più belli d’Italia.
Il lavoro di mappatura e certificazione realizzato nei 15 anni di attività della nostra associazione, nata nel 2001 all’interno dell’ ANCI per valorizzare e promuovere “il fascino dell’Italia nascosta” dei piccoli comuni (che vi aderiscono solo per espressa volontà e sono ammessi solo dopo aver soddisfatto 72 criteri di valutazione), aveva ed ha la missione di raccontare l’identità nazionale: quella più diffusa, eppure meno conosciuta; quella più sorprendente e per questo sempre più ricercata.
Si tratta di luoghi straordinariamente rappresentativi di quel concetto d’Italia che fa innamorare il mondo perché, unica al mondo , mette insieme l’armonia delle antiche e monumentali forme urbanistiche, l’estetica del paesaggio più tipico, la qualità agroalimentare che diviene enogastronomica, la cultura delle tradizioni tramandate oralmente, lo stile di vita amico dell’anima, condito con il sale delle accoglienti comunità che li vivono.
Il sisma, che da mesi ha distrutto e sta tormentando intere comunità e commosso il mondo intero, ha avuto per noi il suo climax dopo la scossa delle 7.40 del 30 ottobre, quella registrata con il 6.5 della scala Richter.
Le immagini della popolazione di Norcia “letteralmente in ginocchio” in piazza San Benedetto, davanti allo sfascio della cattedrale e della concattedrale, in una delle piazze circolari più belle del mondo, hanno ferito il cuore. La perdita di un patrimonio inestimabile come quello legato a San Benedetto, riscontrabile anche nella parallela distruzione dell’Abbazia di Sant’Eutizio a Preci e in tutta la spettacolare area dei monti Sibillini e del reatino, ha smosso ulteriormente le nostre coscienze. E’ come se la memoria del Santo d’Europa, quello che salvò la cultura greco-romana del continente dalle barbarie, venisse demolita un’altra volta dopo il bombardamento di Montecassino del 1943..
E’ in questo drammatico risveglio che sentiamo sia giunto il momento di mandare a Lei e, per il Suo tramite al Paese intero, un messaggio forte e appassionato che possa andare oltre la drammatica emergenza di queste ore.
Occorre un nuovo modo di guardare al sisma iniziando da adesso, una volta per tutte e contemporaneamente all’urgente quotidianità dell’aiuto alle popolazioni colpite.
Le istituzioni italiane hanno di fronte al mondo la responsabilità di essere riconosciute come qualificate custodi del vasto patrimonio culturale che rendono l’Italia leader Unesco e meta culturale e religiosa universale.
Per tale ragione e in difesa della nostra identità, occorre dare finalmente corpo al concetto che “la cultura può essere la base per un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico”, elaborando strategie, coordinamenti e sinergie per ricercare e immettere nel sistema dei beni culturali e paesaggistici le risorse necessarie per il suo “compatibile sfruttamento”, ovvero un modello nazionale di messa in sicurezza, di salvaguardia e di valorizzazione del territorio e delle sue immense risorse culturali.
E’ una storia antica che riguarda decenni di rapporto con il nostro territorio, una responsabilità diffusa non ascrivibile a protagonisti di oggi o di ieri, ma a culture amministrative, di oggi come di ieri.
Ci permetta però di dirlo: dopo il 24 agosto 2016 la questione non è più rinviabile!
Riteniamo non sia solo un problema di risorse da ricercare e da spendere bene.
Prima ancora del quanto, conta il come. Occorre urgentemente un cambio di modello di riferimento, una nuova mentalità e nuovi strumenti che ci facciano uscire dalla consunta logica dell’emergenza e approdare definitivamente in quella, preventiva, di riduzione del rischio.
Sarebbe opportuna una legge che introduca, sulla falsariga di quanto definito sui luoghi di lavoro per i lavoratori, parametri e culture di salvaguardia dal rischio sismico per le popolazioni.
Va superata la logica del rattoppo, del processo di causa-effetto, “danno, ricostruzione”. Non basta più.
Quando questo terremoto smetterà di colpire, quando lo sciame sismico sarà terminato, quando per ogni famiglia colpita si avvierà il percorso di restituzione di un tetto, simile per quanto possibile all’originario, le luci si spegneranno su questa catastrofe che ha colpito il centro Italia. Quelle comunità dovranno essere restituite alle terre originarie (per quelli che lo vorranno), ma in piena sicurezza per il futuro.
La storia dell’ Italia, dal Friuli Venezia Giulia alla Sicilia è una storia di terremoti, di distruzioni e di morte. Le ricostruzioni sono state fatte secondo metodi e modalità differenti con risultati a volte eccellenti e, troppo spesso, più che deludenti.
Occorre pertanto uscire dalla lodevole retorica del “ricostruiremo tutto. Punto”, per affrontare il problema alla radice. La radice si chiama suolo unito a sottosuolo ed è cosa diversa dal ragionamento “superficiale”. Mentre parliamo di economia della conoscenza ignoriamo, per buona parte, la terra su cui siamo seduti. Il monte Redentore, vetta e cuore dei Sibillini, a 10 chilometri dalle splendida e distrutta Castelluccio di Norcia, in questi giorni si è spaccato in due: una voragine di un centinaio di metri, che ha mutato il cuore degli Appennini.
Apprezziamo le Sue rivendicazioni nei confronti della U.E. tese a superare la politica di austerità che sta uccidendo l’Europa e ci attendiamo che tali argomentazioni siano utili a superare ogni ostacolo di tipo burocratico e amministrativo. Le cifre da stanziare saranno notevolissime, come notevolissimo dovrà essere l’impegno a spenderle bene e in maniera intelligente.
Occorrono nuovi modelli progettuali, occorre dare finalmente il via alla riqualificazione ambientale ed edilizia dell’Italia mettendo in campo risorse finanziare e tecniche al massimo livello possibile: si tratta forse della massima priorità nazionale, insieme al tema del lavoro, per i prossimi decenni.
Come ha detto recentemente l’Architetto e Senatore a Vita Renzo Piano “ il mondo ci guarda come eredi scriteriati e ha ragione perché la fenomenale bellezza dell’Italia storica non appartiene solo a noi, è un patrimonio dell’umanità. Siamo eredi indegni perché non lo proteggiamo a dovere. Serve una svolta culturale, abbiamo il dovere di rendere meno fragile la bellezza dell’Italia ingentilita e antropizzata dai nostri antenati. Un bene comune la cui responsabilità è collettiva.”
Sono infine a chiederLe un incontro da svolgere con tutti i Sindaci della nostra associazione che si trovano in aree sismiche per iniziare un lavoro di ricognizione, verifica e proposizione di soluzioni per rendere i nostri Borghi oltre che Belli anche SICURI, rendendo concreto lo slogan da noi coniato: INVESTIRE SUL PASSATO PER COSTRUIRE IL FUTURO.
Il Futuro, di cui si parla spesso, è anche e soprattutto questo. E’ un lavoro lungo, ma da avviare subito.
Fiorello Primi, Presidente de I Borghi più belli d’Italia.
Data di pubblicazione: 11/11/2016
13 novembre 2016