Anno 1935 (o giù di lì): “Questa sera, alle ore 18, nella Sala Sarnari la filodrammatica San Giuliano reciterà La gerla di papà Martin od anche Iwonnik. Seguirà una brillantissima farsa dal titolo La consegna è di russare. La cittadinanza è invitata a intervenire. Ingresso lire 0,50, militari di bassa forza e ragazzi lire 0,25.” Questo era il testo di un volantino che i ragazzi distribuivano lungo la via Carlo Alberto o sulla piazza del Duomo. Ma c’è ancora una Sala Sarnari? Boh! Facciamone un po’ di storia… Quando, nel 1802, il Vescovo Strambi volle rimaneggiare il vecchio seminario di fronte alla Misericordia pensò, immediatamente (dato il suo severissimo carattere) a destinare il locale più importante a cappella dell’Istituto. Le vicende politiche impedirono al buon prelato di compiere il suo disegno tanto che il suo successore, Monsignor Teloni, cambiò la destinazione dell’edificio trasferendo il Seminario nel palazzo ora dell’Università. L’ampio ambiente destinato a cappella rimase, praticamente, intatto sicché nel 1838 fu qui trasferita la sede del severo Tribunale civile e penale vescovile. Ciò fino al 1861 quando, in base alle leggi piemontesi, anche il palazzo fu indemaniato. Il salone, ovviamente, divenne la sede della Corte d’Assise. Poi, nel 1867, il Tribunale fu trasferito nei “locali di Santa Caterina” (ora palazzo delle Poste) e al suo posto, nel 1869, venne sistemato l’Asilo infantile. Più tardi, nel 1870, il demanio affittò l’edificio al pastaio Vincenzo Bellesi. Nel salone la “Filarmonico-drammatica”, che ne aveva avuto l’uso, fece recitare Chiara di Rosenberg, un’opera di Luigi Ricci. Dal demanio, nel 1895, l’edificio fu venduto ad Angelo Torresi che il 17 luglio del 1897 lo cedette ai canonici Raniero Sarnari e Monachesi che vi insediarono il Circolo cattolico ricreativo e vi fondarono, nel 1907, la “Società pro cultura”. Nel 1910, qui, a cura della stessa società si aprì il “Cinema cattolico” che venne affidato alla “Filodrammatica San Giuliano”. Da questa Filodrammatica uscirono buoni interpreti come lo Spaccesi, il Giannangeli, ecc. Per la Filodrammatica, nel 1918, il professor Elia Bonci realizzò il palcoscenico su schemi ancora classicheggianti poi, nel 1933, il pittore Bruno Tano rinnovò anche la sala mentre dipinse maschere sceniche sul proscenio. Della “Sala Sarnari”, pian piano, nulla si è più saputo. C’è ancora?
23 ottobre 2016