IL CANONE TV

Triste vicenda quella del canone tv inserito nella bolletta della elettricità. Una soluzione che sembra improvvisata e raffazzonata alla “tira a campà” ma che, invece, denota un calcolo perverso teso a raccogliere denaro puntando sulla difficoltà delle persone, specialmente quelle appartenenti alla parte più anziana della popolazione, a potersi difendere. Il sistema per dimostrare di non dover pagare il canone è macchinoso e di difficile comprensione per chi non ha dimestichezza con l’informatica. La prova della malafede è nell’addebito a tutti del canone in bolletta. In Italia ci sono molte persone che, negli anni, sono riuscite nell’impresa di dare disdetta all’abbonamento televisivo e che non hanno più voluto il televisore in casa. Motivo per cui, non essendo abbonati non avrebbero dovuto vedersi addebitare i 70 euro. Invece no. È disorganizzazione amministrativa? No, è che hanno generalizzato sperando nella incapacità di molti a districarsi in quel labirinto informatico creato a bella posta. Infatti, dopo essersi raccapezzati sulla modulistica adatta, i malcapitati devono prima dimostrare di non essere abbonati e di non avere in casa l’apparecchio tv, poi devono, con un altro modulo, richiedere il rimborso. Il tutto con lettere raccomandate (euro 5 + 5) per un valore di 10 euro: chi ce li rimborserà questi soldi sborsati per un errore non nostro? E la casistica si allarga ai possessori di una seconda casa e ad altre situazioni. È l’ennesima dimostrazione che il sistema è alla deriva e che l’unica preoccupazione delle alte sfere è di raccogliere denaro per salvaguardare i loro personali interessi, visti i lauti stipendi che si erogano. Se poi lo spettacolo offerto ai teleutenti fa schifo è secondario, addirittura un non-problema.

28 settembre 2016

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