In attesa che scocchi l’ora per vedere i Pupi dell’orologio di piazza, un gruppo di turisti esprime il desiderio di vedere, da lontano, la città natale di Giacomo Leopardi: Recanati. La guida turistica li fa passeggiare fino al viale intitolato al poeta recanatese e, lì giunti, di fronte allo scenario (non la visuale “infinita” che tutti si aspetterebbero) che si presenta ai visitatori dice: “Da qui potete ammirare la città natale di Leopardi, basta che scansiate le frasche! Ma fate attenzione ai rovi: potrebbero pungervi…”. Lo spettacolo è quello che è: natura selvaggia o, se preferite, inselvatichita. Canne al vento che si piegano ma non si spezzano, cespugli di rovi, rampicanti che soffocano le querce, folte aiuole alla base degli alberi che fiancheggiano la strada, la ringhiera che serve da appoggio a varietà arboree anziché alle persone, un sottobosco fatto di ciarpame il più vario: scarpe rotte e abbandonate, bottiglie di vetro, di plastica, di birra, di acqua minerale, carte, cartine e cartacce varie, pacchetti di sigarette dalle scritte inquietanti… insomma verrebbe proprio da gridare: “Aita, aita, Cosmari, giardinieri comunali, al soccorso!” Ahi, ahi… Macerata città verde… o Macerata città al verde? Pare che non ci sta li sòrdi manco pe’ rcòje lo zuzzo…
07 settembre 2016