Il buon contegno

Premetto subito che è necessario indicare la classe a cui appartengo, in modo che chi si accinge a leggere in parte mi giustifichi. Non appartengo alla terza, ma alla quarta età, a quella categoria, cioè, in cui entra chi soffre di senile rimbambimento. È proprio così? forse. Perché guardando indietro con occhio critico e pieno di esperienza, osservo quanto si è perso nel tempo. Quanto degrado sia in ogni settore. Sono scomparse la parola “galateo” e la norma ufficiale del “buon contegno”. Dal discorso di fine anno del Primo Ministro, in una sala colma di giornaliste, ho notato come alcune di esse, rimaste sedute, e alcune perfino con un sorrisetto sprezzante, hanno interloquito con accenti, non dico spregiativi, ma quasi. Altre invece, anche gli uomini, si sono alzati in piedi e hanno esposto i loro motivi. La differenza è stata evidente. Non conta, per me, in questo caso, aderire a favore o sfavore di questa o quella appartenenza politica, ma alla educazione e al rispetto delle Istituzioni. Non si rimane seduti, ma in piedi, in quella circostanza. Esemplare è stato invece il discorso di fine anno del nostro Presidente della Repubblica, avvenuto non in una cornice di grandezza, gremita da eccelse personalità, ma in una sobria stanza, seduto su di una sedia priva di enfasi. Scelta intelligente che rivela la modestia, se così si può dire, di chi vuol essere vicino al semplice cittadino. Le parole che sono seguite hanno sottolineato la pacatezza e la misura dei modi. Trionfo di una scuola di saggezza e di buon contegno. Ribadisco buon contegno per porre in evidenza quello che avviene sovente nell’aula del Parlamento, spesso scambiata per una osteria dove si può gridare e insultare. Fin da piccolo so-no stato educato al rispetto. Dalle scuole elementari alle superiori: quando entrava l’insegnante tutti si alzavano in piedi e in silenzio, in attesa del cenno o dalla parola “seduti”. Oggi mi dicono che non è così. Studenti di ogni ordine e grado, con il telefonino in mano, all’arrivo dell’insegnante, continuano a dialogare e ignorare la sua presenza e, se richiamati, rispondono con arroganza. Quanto degrado, quanta maleducazione. Eppure saranno loro, domani, che formeranno il tessuto connettivo della società. Vi è invece tanto bisogno di vera dignità. Ricordo quando in ufficio si presentavano personaggi diversi per sbrigare pratiche amministrative. Di solito dovevano completare i loro  carteggi con certificati rilasciati dall’ufficio: sedevano comodamente davanti al tavolo, e di lì a poco, venivano assecondati. Ricordo bene quando un giorno entrò un uomo che, in piedi e un po’ impacciato,  chiese di presentare una “dimanda”. Proveniva da Fiegni, un piccolo paesino della zona di Fiastra, ai margini degli Appennini. “Perché in piedi? accomodati su quella sedia occupata prima dal notaio. La tua domanda deve essere presentata con questo modulo”. Rispose: “Ma io non so scrivere”.. Non preoccuparti, rimediamo subito. Come ti chiami? quando sei nato? Dove abiti? ecc. ecc. Ecco, firma qui.” – “Ma io non so firmare”. – “Allora metti una croce qui”. La firma dei  testimoni: quella dei colleghi che erano pre-senti in ufficio. “Grazie, grazie. Quanto debbo?” –  “Nulla, è dovere. Con poco, la burocrazia rimase soffocata dal buonsenso oltre al rispetto delle Istituzioni, nonché dal buon contegno concluso dalla parola “dovere”. Episodio vero, che non è stato né il primo né l’ultimo. Oggi in alcuni uffici aperti al pubblico, si assiste a un miserevole, vergognoso “servizio” , ma anche a chi sfugge al proprio “dovere”. Mi permetta La rucola di far  riferimento a due articoli apparsi sul numero 210, novembre 2015, pagg. 6 -7, Uno spartiacque che funge da spacca coppe e spacca marmitte e l’altro sul numero 211, dicembre 2015, pagg. 6 – 7 Un caos stradale indescrivibile. Perché le autorità non intervengono ? qui si tratta ancora una volta di “dovere”, un termine e un principio che sembra non appartenere alle forze politiche che ambiscono a ruoli locali rappresentativi ma che ignorano il bene comune pubblico e  la trasparenza del proprio agire istituzionale. Ancora una volta Dante può ripetere “ Fateci vedere chi siete e come siete”.

Risponde la redazione: Lo “spartiacque ecc. ecc.” è stato sistemato con il ripristino delle paline segnaletiche mentre la situazione del n° 211 è molto più complessa…

04 luglio 2016

 

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