Recentemente si è aperta una retrospettiva di Sante Monachesi negli spazi della Galleria Galeotti, ora in uso dell’Accademia di Belle Arti. Una occasione per rivedere alcune sue opere e per ricordare ancora una volta la sua straordinaria figura di uomo e di artista. Si può ben dire che Monachesi avesse in sé l’ardire dell’arte! Ma anche la fantasia dell’arte, la simpatia dell’arte, la giovinezza dell’arte. Queste alcune sue virtù. A proposito di simpatia mi piace ricordare un episodio che mi raccontarono Arnoldo Ciarrocchi (Arnoldo e non Arnaldo!) e sua moglie Rinalda durante uno dei consueti soggiorni nella casa nei pressi dell’Asola verso la metà degli anni novanta. Monachesi aveva insegnato all’Accademia di BB. AA. di Via Ripetta a Roma e naturalmente partecipava nel periodo alle riunioni del corpo insegnante di quella Accademia. Evidentemente una prassi che lo annoiava enormemente e che sopportava malvolentieri. Estroverso com’era durante quelle riunioni aveva da ridire su tutto e spesso interveniva sovrapponendo la sua voce a quella degli altri colleghi. Il Direttore lo riprendeva continuamente esortandolo a pazientare aspettando il suo turno.
Dopo diversi di quei richiami, Monachesi, fingendosi offeso, si mise silenzioso in disparte. Quando toccò finalmente a lui, prese sì la parola, ma muovendo la bocca senza farne uscire un filo di voce; solo mimando il lungo discorso che si era tenuto dentro per tutto il tempo. E gesticolava e punteggiava con le espressioni del viso il suo dire sino a quando non l’ebbe detto tutto, e forse aggiungendovi anche qualche precisazione a completamento. Questa la sua vendetta! Si può immaginare lo sbigottimento dei colleghi, costretti quasi a forza ad ascoltare – senza però sentirle – tutte le sue elaborate e meditate argomentazioni. Sante Monachesi era così; questa la sua fantasiosa estroversione e la sua simpatia. Marchigiano? Maceratese? Certochessì, ma assolutamente in controtendenza rispetto ai suoi “ritrosi” conterranei.
20 giugno 2016