Le vicende di Angelo Clareno e di Pietro da Macerata

Misericordia e Giustizia, un dilemma di difficile risoluzione. L’interpretazione più ovvia, senza entrare in discussioni teologiche, è che la Misericordia Divina vada oltre la Giustizia, ma vale di più il merito per ciò che facciamo o la gratuità della Misericordia che prescinde dalle nostre opere? Nella società c’è tanto bisogno di giustizia e meritocrazia, quando si passa dal perdono al “perdonismo” forse qualche domanda dobbiamo farcela sul fatto che questa ondata travolgente di “amore gratuito” se non presentata con i dovuti distinguo, con il presupposto fondamentale del Pentimento,  possa avere effetti distruttivi o lascivi nella morale cattolica. Per il credente, che vale sforzarsi se tanto qualunque cosa si faccia, positiva o negativa, c’è la Misericordia? Non si rischia di sfociare in una certa “Predestinazione Protestante”? Del resto gli sforzi del Vaticano per una Chiesa Universale di tutte le religioni sono davanti gli occhi del mondo, basta leggere i proclami di certi Movimenti, presenti anche nel nostro territorio, che si vantano di cerimonie “multireligiose” in nome di un presunto “Nuovo Umanesimo” in cui ci entra tutto e il contrario di tutto. La cosa su cui riflettere è come i movimenti ereticali (o pseudo) si siano sviluppati specialmente nelle Marche, terreno molto fertile a queste ideologie. Le sette finite nella condanna della Chiesa furono principalmente quelle nate dall’Ordine Francescano che quasi subito si divise nel filone dei Conventuali e degli Spirituali detti anche Zeloti (Zelanti) che volevano osservare alla lettera l’insegnamento della povertà di Francesco; da questi scaturirono movimenti come quello dei “Pauperes eremitae” (poi “Fratres de paupere vita”) e dei Fraticelli, movimento molto complesso sia per la sua diffusione, per la sua struttura, che per i seguaci e i fedeli che vi gravitavano intorno. Questi movimenti, come ad esempio anche quello dei Dolciniani (Fra Dolcino 1260-1307), rientrano nel pensiero  spirituale  più ampio del Pauperismo medioevale di cui alla base è il concetto della “povertà assoluta” con varianti  sul rifiuto delle gerarchie ecclesiastiche ufficiali e su concetti prettamente teologici. Interessante parlare dell’ordine dei “Pauperes eremitae”, il cui fondatore Angelo Clareno, nato a Chiarino (Recanati) verso il 1255, entra nei francescani a Fossombrone (o forse Cingoli) con il nome di Pietro da Fossombrone. Legatosi ai più ri-gidi francescani spirituali della Marca, subisce diverse persecuzioni ed è segregato in convento, finché nel 1289 viene inviato con Pietro da Macerata in missione in Armenia da cui però ben presto dovrà scappare per i forti contrasti con i confratelli.  Tornati i due in Italia, nessun convento vuole accoglierli, per cui si recano dal papa Celestino V che crea per loro e per chi avesse voluto vivere la regola più rigida dei francescani, una nuova congregazione: “Pauperes eremitae”. La nuova congregazione  avrebbe dovuto dimorare nei conventi dei Celestini. A capo dei “Pauperes” viene eletto Pietro da Macerata che prende il nome di Liberato da Macerata, generando un equivoco enorme con Liberato da Loro e protraendo la santificazione di quest’ultimo fino alla seconda metà dell’800. Come se non bastasse ci sono fonti storiche che mischiano addirittura la vita dell’uno e dell’altro (Compagnoni e Jacobilli). La reazione dei Conventuali a questa apertura papale è talmente violenta che tentano di rapire “manu armata” il fondatore. Con l’abdicazione di Celestino V finisce la breve parentesi dei movimenti spirituali e Angelo e Liberato con i loro seguaci devono scappare in Acaia e dopo due anni in Tessaglia, dove vengono colpiti dalla condanna di Bonifacio VIII  come “transfughi da ogni religione e ribelli dell’Ordine francescano”. Dopo due ambascerie senza esito verso il Papa, Liberato torna in Italia per difendersi davanti al nuovo pontefice Benedetto XI (1303), ma può solo sfuggire all’arresto dell’inquisitore Tomaso d’Aversa per poi ritirarsi nel Castello di Sant’Angelo della Vena, nel territorio reatino, dove infine muore colpito da febbre il 26 agosto 1307 (Compagnoni). Fra Angelo rimasto in Tessaglia per organizzare il rimpatrio dei confratelli, al rientro deve difendersi dalle tante accuse mossegli, peregrinando per tutta l’Italia fino alla morte nel 1337. Angelo aveva sempre rifiutato di staccarsi dalla Chiesa e aveva sempre accettato l’autorità ecclesiastica senza attive ribellioni, confidando nella misteriosa volontà divina e nella Provvidenza che avrebbe potuto portare al soglio pontificio l’amico e protettore Filippo di Maiorca e, nonostante le sue cariche politiche, fervente Spirituale. La vicenda del Clareno e degli Spirituali può darci degli spunti per l’attualità. Domanda: “La Chiesa ha sostituito il ‘Pauperismo’ medioevale con la ‘Teologia della Liberazione’ che, nonostante tutte le condanne, specialmente di papa Giovanni Paolo II, ha preso, senza nessuna riabilitazione ufficiale per non destare polemiche, il sopravvento in  Vaticano?”

Modestino Cacciurri

18 giugno 2016

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