La vita è un enigma che ci porta, senza il nostro assenso, a vivere ogni attimo come un continuo baratto con l’ignoto, quasi uno squallido cilicio, del quale inconsciamente, ci abituiamo a compiacerci anche se ci ferisce profondamente. Non è il pessimismo leopardiano. Pensiamo di proteggerci rifugiandoci in una “corteccia rassicurante” e proviamo ogni tanto a uscirne per cedere timidamente al positivo, allontanando dal profondo ogni delusione, rabbia o rancore. Perché quell’occaso non ci impedisca di essere ciò che siamo veramente e godere così del miracolo del creato che ogni giorno si rinnova: il sorgere del sole, che avvolge con il suo calore e la sua luce! Se riflettiamo ancora un attimo, ci rendiamo conto che qualsiasi nostra azione, anche la più insignificante, ha una sua precisa collocazione in un contesto che noi sconosciamo e che poi è il mistero dell’universo stesso di cui noi facciamo parte. È insito nell’essere umano credere in qualche cosa e, se necessario, anche nel nulla (atei ). Ma dell’esistenza dei “soliti ignoti” avrei preferito non doverlo constatare… È una sensazione avvilente, umiliante… una vera e propria violenza della propria vita privata (oltre il danno economico) una sconfitta nei riguardi della fiducia, un disorientamento. Volevo tacere. Ma per quanto amareggiata, ho voluto condividere quanto accaduto, con gli amici de La rucola. Vorrei darmi una risposta… ma non la trovo. Però mi sovviene un ricordo che può confortare. Mi è stato narrato, poiché quando accadde… avevo solo tre mesi! Io e i miei genitori abitavamo in un villino circondato da molto terreno e mio padre, per prudenza, comprò una coppia di cani lupo (pastori tedeschi) con il pelo dal colore nero. Mira, la femmina, era molto attenta e guardinga nonché gelosa custode di me, neonata! Quel pomeriggio di agosto all’ombra di una magnolia, dormivo sui cuscini di una poltrona di vimini, nel frattempo, su di una poltroncina vicinissima alla mia, mio padre leggeva. Si alzò per entrare un attimo in casa, appoggiando la sigaretta accesa sulla scatola di cerini sistemata sul bracciolo della sua poltroncina. Mira era accanto a me, sdraiata. Dopo poco mio padre tornò in giardino e al posto della sua poltroncina c’era un cumulo di cenere fumante! Diede un urlo mentre scrutava intorno con lo sguardo. A qualche metro di distanza io dormivo tranquillamente sulla mia poltroncina. Accanto la lupa Mira sorvegliava il mio sonno. Avvertendo il pericolo del fuoco, Mira non perse tempo ad abbaiare, ma agì d’istinto e spostò la mia poltroncina! Ogni volta che in-contro lo sguardo dolce, intenso, intelligente di un cane io penso a Mira! Citazione: “Più conosco gli uomini e più amo gli animali”!