I popoli italici del centro-sud Italia possedevano culture, conoscenze tecniche, e nozioni scientifiche superiori e hanno fornito gli uomini per progettare e realizzare. La storia la scrivono i vincitori. I romani hanno un po’ esagerato, condannando alla damnatio memoriae tutte le civiltà precedenti. Anche le strade sono diventate tutte romane, Salaria compresa. Secondo la storiografia la Salaria comune (attuale SS 4) iniziava a Roma, Porta Salaria, Ponte Salrio sull’Aniene, Sette Bagni, Passo Corese (SS 113), Rieti, fiume Velino, valico di Torrita (1000 m.), valle del Tronto, Accumoli, Arquata del Tronto, Quintodecimo, Acquasanta Terme, Ascoli Piceno, Castrum Truentinum. Tito Livio, “ab urbe condita” lib VII:9. … Galli ad tertium lapidem Salaria via trans pontem Anienis castra habuere. Dictator…in citeriore ripa Anienis castra posuit. Pons in medio erat… Tum eximia corporis magnitudine in vacuum pontem Gallus processit et quantum maxima voce potuit “quem nunc” inquit “Roma virum fortissimum habet, procedat agedum ad pugnam, …” – 10. … tum T. Manlius L. Filius,… si tu permittis, volo ego illi beluae ostendere… me ex ea familia ortum quae Gallorum agmen ex rupe Tarpeia deiecit.” … Iacentis inde corpus … uno torque spoliavit,… Torquati cognomen auditum; Dictator coronam auream addidit donum…
Quanto descritto da Tito livio é stato così tradotto, nel 1765, da Roisecco che fa espresso riferimento a Baronio, Bosio, Nardini e Grevio: “li Francesi avevano posto li loro steccati all’Aniene… un Francese di grandezza singolare di corpo si avanzò, provocando a singolare battaglia… Tito Manlio… “faccio vedere io a quella bestia, che discendo da quella famiglia che discacciò l’esercito Francese dalla città Tarpeja”… ferito il Francese, l’uccide e gli leva il collaro dal collo, per il che prese … il nome di Torquato, ma… anche una corona d’oro. Nel museo di Ancona é visibile l’ansa di Treia, di un grande scultore piceno, che illustra l’episodio. Per i grandi guerrieri piceni, il torques era un importante distintivo militare:…58 segni militari e più spoglie militari galliche furono prese e torque d’oro e armille in grandissimo numero…. Deche di T. Livio. I grandi storici del 1500 /1600, in due paginette (11×16 cm) ben 11 volte scrivono Francesi riferendosi ai galli di Brenno, danno per acquisito che i galli diventano francesi dopo la costituzione della Lega Franca (300 circa d.C.) alla quale partecipano i Salj (ndr: Piceni). Tito Livio fa iniziare la Salaria da Roma e correttamente pone il ponte salario a 5.5 Km. Ma questa assersione contrasta con la realtà delle città miliari: Quintodecimo (15 miglia, picene o romane, equivalgono a 22 Km) non si trova a 22 Km da Roma. Con Ascoli Piceno la distanza è corretta; quindi inizialmente la salaria non partiva da Roma né raggiungeva il mare. Probabilmente la Salaria era una via commerciale picena, collegava Ascoli con la sabinia (Rieti) e con l’etruria, per esportare manufatti raffinati e armi costruite con acciai di qualità eccezionale (cit. Arduino Medardo). Poi, romanizzata e classificata prima via consolare, arrivava all’adriatico con partenza da Roma. Per tutti (o quasi) Salaria è la via del sale: lo hanno detto gli storici con la “s” maiuscola, pur divisi se fossero i Romani a importare il sale piceno o i piceni a commerciare il sale romano.
Sembra una storiella battezzata da certezza. Non conosciamo l’orografia Picena di 3000 anni fà. Ma anche dai ritrovamenti costieri, si deve dedurre che il paesaggio del medio adriatico non sia stato molto diverso dall’attuale, non idoneo alla costruzione di grandi ed efficienti saline (esclusa la modesta Sentina probabile salina della Abazia di S. Eutizio, V sec d.C.). L’Abate Millot, nel 1777 relativamente alle opere di Anco Marzio, scrive: “fabbricar fece il porto ad Ostia all’imbocco di quel fiume; scavar fece saline sulla spiaggia del mare, al popolo distribuì la maggior parte del sale che se ne ritrasse…”; quindi il sale abbondava a Roma. I romani forse erano un pò buzzurri ma certamente non erano scemi. Non avrebbero percorso140/150 miglia e valicato monti per trasportare (via terra) tonnellate di sale, quando lo avevano a poca distanza (via acqua). Per tutti questi motivi dovrebbe risultare ovvio che la salaria non poteva essere, per antonomasia, la via del sale, pur non potendosi escludere trasporti sporadici. Sarebbe interessante conoscere il nome del primo che propose quella inattendibile definizione per innalzargli un gran monumento ed altri più piccoli a quelli pronti a credere che l’asino voli. Alt! Sarebbero troppi.
Nota del Direttore:
Allora, se non è Salaria per via del sale, perché si chiama così? È un mistero che il ricercatore Nazareno Graziosi proverà a svelare nel prossimo numero de La rucola. Non è per caso che abbiamo pubblicato questo articolo “preparatorio” a quello che sarà un ulteriore tassello sulla via (…Salaria) della revisione storica delle Marche picene.
Nazareno Graziosi