La nave dei sogni & il marinaio mancato

È appena uscito un nuovo libro di Matteo Ricucci, assiduo collaboratore de La rucola e autore di molteplici pubblicazioni, tra romanzi, raccolte liriche, saggi di vario genere; cospicuo materiale letterario che gli ha fruttato altrettanto cospicui riconoscimenti. In quest’ultima sua pubblicazione egli rievoca le stagioni importanti della sua vita, mostrandosi al lettore “a cuore aperto”, e confidando le sue giovanili speranze, le delusioni, le gioie e i crucci di un’età di formazione, e successivamente di periodi più maturi, svincolato ormai da un clima familiare marcatamente patriarcale, con una figura paterna che si impone con autorità, ma anche con positiva determinazione, a voler crescere una famiglia  sana, con principi morali ben fermi e decisi. A compensazione, uno stuolo di figure femminili – la dolcissima madre in primis – che impersonano il tepore, l’intensità dei sentimenti, la delicatezza, e in definitiva il senso intimo e amorevolissimo della famiglia.  Impressiona nella narrazione il desiderio  di rendere conto di tali realtà evocando caratteri diversi, con sensibilità psicologica non comune, e il desiderio irrefrenabile di rivivere ricordando. Un immaginario, quello di Ricucci, costruito già in età adolescenziale, sulla base di letture avventurose in cui il coraggio risultava unito alla lealtà; queste riemergono continuamente in forma epica anche nei casi correnti della sua vita. A esempio “La leggenda del vecchio marinaio” di Coleridge, animata dalle straordinarie incisioni di Gustav Doré, che riaffiora correntemente. L’autore si guarda con simpatia e comprensione attraverso il filtro di tali gesta, anche quando i propri atteggiamenti potrebbero apparire ingenui  e  donchisciotteschi,  da sognatore, traendone però forza e determinazione. Spesso accade che il realismo del racconto si stempera in una ironia anche giocosa e a tratti surreale. Una versione trasfigurata di quel neorealismo rappresentato all’epoca dai film di Visconti (Rocco e i suoi fratelli in particolare) e dal De Sica poetico e intimista di Miracolo a Milano e Umberto D. Con evidenza emerge dalla lettura il contrasto culturale esistente in passato, ma forse ancora resistente, tra nord (Bologna è la città in cui l’autore consegue la laurea in medicina) e il meridione, intriso, anche in virtù del suo aspro e affascinante paesaggio (il Gargano in tal caso) di leggenda, e di un’epica e una religiosità in cui l’Arcangelo Michele risulta dominante. Nella  economia  di  tale  confronto  si bruciano e insorgono progetti ed esperienze in parte cullati e poi accantonati (quello di andar per mare come ufficiale di marina) o in via di scoperta (la sessualità e l’esperienza del primo amore). La seconda parte del libro è dedicata  a una realtà più vicina,  potrei dire attuale, sopraggiunta con la stabilizzazione dell’autore a Macerata, l’incontro con l’adorata Caterina che sarà sua sposa per la vita, l’esercizio della professione medica, e infine l’esperienza genitoriale, anch’essa vissuta tra ansie e speranze. Il tutto contemperato da amore per l’arte, esercizio letterario di narratore, e dall’esperienza amara, drammatica, di una nuova scon-fortata solitudine. Sono i temi portanti di una autobiografia “narrata” a cui l’autore ha dato un titolo romantico e malinconico: “La nave dei sogni & il marinaio mancato”. Una narrazione che si svolge in quasi 300 pagine, graficamente curate da Massimiliano Ricucci e introdotte da una amichevole e illuminante prefazione di Padre F. Taronna. 

Lucio Del Gobbo

 

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