San Filippo Neri e il Caravaggio

Seconda puntata

 

Si deve presumere ch’egli fosse davvero ispirato dallo Spirito Santo se scelse come campo del suo apostolato quella specie di fucina del diavolo ch’era la Roma di quei tempi, posto più idoneo a gesuiti, duri di temperamento, combattivi e tetragoni a qualsiasi tipo di sfida. Il buon Filippo vestiva poveramente, e il suo aspetto da bonaccione lo rendeva preda degli scherzi di bande di ragazzacci trasteverini e dei vicoli attorno a Campo Marzio, che non perdevano mai l’occasione di trasformare in motivo di gioco qualche povero passante solitario. Filippo non reagiva, anzi sorrideva, sempre! Quando poteva, li punzecchiava amorevolmente tanto da diventare ben presto uno di loro. Appena la loro giovanile effervescenza superava la soglia del lecito, egli amava rabbonirli con la frase: “State boni, se potete!”, oppure: “Fratelli, state allegri, ridete pure, scherzate finché volete, ma non fate peccato!”. Oltre a ciò egli prestò il suo aiuto agli infermi dell’ospedale San Giacomo, dove, qualche tempo dopo, incontrò e fece amicizia con un frate cappuccino, San Luigi da Cantalice, quasi un suo sosia di carattere del quale restò amico sincero e affettuoso per tutta la vita. Nel 1548, insieme con il suo carissimo confessore padre Persiano Rosa e in previsione dell’arrivo tumultuoso di pellegrini per il giubileo del 1550, gettò le basi della sua prima istituzione: “La Confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini”. Furono ospitate, assistite e sfamate ben 500 persone al giorno. Nel 1551 Filippo, su pressione del suo amico confessore, decise di diventare sacerdote, unendosi ad altri preti di vita santa che reggevano la “Confraternita della Carità” e che conducevano vita in comune presso la chiesa di San Gerolamo della Carità, in via Monserrato. Nel 1557 Filippo accolse nella Confraternita Antonio Gallonio, suo futuro biografo e il giovanissimo Cesare Baronio, autore dei famosissimi “Annales Ecclesiastici”, opera apologetica importantissima, nata con l’intento di opporsi e contrastare le “Centurie di Magdeburgo”una sorta di storia della chiesa protestante. Questi due neofiti diventeranno, negli anni a venire, entrambi cardinali della santa Romana Chiesa. Finalmente, nel 1564, fondò la “Congregazione dell’Oratorio”, una confraternita di preti secolari di vita comune e consacrati alla carità e alla parola che assunse una potente carica spirituale che coinvolse tutta Roma. Egli predicava la necessità di un’assoluta e sincera conversione che annullasse la discriminazione dei ceti sociali e trasformasse tutti, ricchi e poveri, potenti e deboli in fratelli, uniti nell’amore di Cristo; insegnò a pregare il Dio di tutti gli uomini con assoluta fiducia in Lui e di mettersi in gioco tutti i giorni per il bene dei malati, dei poveri, dei pellegrini. I membri delle più illustri famiglie nobili e ricche della Roma bene: i Colonna, i Farnese, i Massimi, i Salviati, i Ciriaci, i Vittrice, gli Altieri, nel timore della dannazione eterna e per mortificare il proprio orgoglio, diventarono oratoriani di sicura fede, non provando più ribrezzo a frequentare, ad aiutare, a curare i poveri delle strade, i malati dell’ospedale della Trinità dei Pellegrini.

Matteo Ricucci

 

 

 

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