È diventato un caso editoriale perché in pochissimi mesi è giunto alla terza ristampa e perché è uno dei pilastri del successo delle Marche come meta turistica, come regione autentica. È La Cucina delle Marche di Petra Carsetti che l’editore Newton Compton ha inserito, dopo il debutto come ricettario, nella collana dedicata alle tradizioni gastronomiche dell’Italia. Il volume è improvvisamente diventato un best seller, ricercato, amato e che si è diffuso grazie a un incessante passaparola.
Perché “La Cucina delle Marche” non è semplicemente una raccolta di ricette di tradizione e di territorio, ma è il racconto per ricordi, emozioni, paesaggi, aneddoti di una terra meravigliosa attraverso 450 ricette. I migliori recensori del volume di Petra Carsetti sono proprio i lettori: “L’introduzione è commovente” scrive Mariangela, “L’ho mandato in Australia a una mia amica perché capisca come siamo e di che viviamo” afferma Rosaria, “Buonissimo il libro di Petra, introduzione piena, densa, precisa, toccante, autentica, degna delle migliori virtù della nostra regione” afferma Cristiano, “Non vedo l’ora di provare qualche ricetta” proclama entusiasta Claudia. Questi sono solo alcuni delle centinaia di commenti che sui social hanno decretato il successo de “La Cucina delle Marche” attivando un tamtam mediatico che ha fatto da vettore al libro.
Petra Carsetti – maceratese doc – da sempre si occupa di cultura enogastronomica e nel suo libro ha fatto non un’opera di compilazione critica delle ricette tradizionali delle Marche, ma uno studio antropologico. “Per collazionare le oltre 450 ricette che compongono il corpo principale del mio libro – rivela l’autrice – ho ricercato nei ricettari dei conventi delle varie province, delle casate nobiliari marchigiane, sono andata dalle contadine, dalle massaie quelle che noi chiamiamo le vergare, ho chiesto a cuochi e cuoche, ho scandagliato i ricordi della mia famiglia. Una volta raccolte le ricette e le motivazioni che le hanno generate ho dato vita ad uno studio delle opportunità agricole perché credo che la cucina marchigiana sia oggi in Italia quella che ancora più fortemente resta legata ai prodotti della nostra terra. Ho avuto per guida una persona a me molto cara, mia nonna Lavinia che purtroppo non c’è più, ma che nella sua vita ha lavorato la terra e sudato la cucina e mi ha insegnato tutto quello che so in fatto di pentole e fornelli.
Insieme con mia madre abbiamo sperimentato tutte le ricette che sono raccontate nel libro prima di pubblicarle affinché risultassero – da quelle più facili a quelle più impegnative – adatte ai palati moderni. Per una doppia esigenza: la prima per dare alle lettrici e ai lettori un testo che fosse a prova di cucina, la seconda perché molte ricette, soprattutto le più antiche, mancavano delle quantità e dei tempi di cottura e così abbiamo dovuto ricostruire questi dati facendo i piatti”. Nel libro ci sono delle chicche quasi introvabili: la ricetta dell’Alchermes, le ciaramille, le ciambelline bianche delle Clarisse, la porchetta all’uso antico, le pagnottine di quaglia, i piccicasanti, la stracciatella di Palazzo Buonaccorsi. È un continuo intrecciarsi di ricette rurali e di corte, di ricette di orto e di mare, di caccia e di magro.
Ogni piatto è introdotto da un aneddoto, da una storia, da un medaglione di famiglia per dare il senso compiuto delvalore antropico-culturale della cucina e in più a ogni vivanda è abbinato un vino, così che La Cucina delle Marche diventa anche una vera e propria (ma funzionale) guida ai vini marchigiani, un manuale per l’abbinamento cibo vino.
Tutti ingredienti che spiegano il successo di un libro da gustare, curiosare, leggere, usare e meditare: “La cucina delle Marche” di Petra Carsetti.