L’Esposizione Regionale del 1905

di Goffredo Giachini

 

1905-entrata da Corso Cavour
1905-entrata da Corso Cavour

Agli inizi del XX secolo, esattamente nel periodo compreso tra il mese di agosto a tutto il settembre del 1905, fu allestita a Macerata una Esposizione Regionale Marchigiana “industriale e artistica dedicata alla migliore produzione del territorio”. L’evento ebbe una enorme risonanza e fu ampiamente trattato dalla stampa locale, in specie dal giornale “L’Unione” e da quella nazionale. Fu nominato un Comitato d’onore, alla cui presidenza venne chiamato il Ministro Rava. C’erano poi tanti sottocomitati ciascuno con una propria specifica competenza. L’inaugurazione fu effettuata in pompa magna nientemeno che dal Re Vittorio Emanuele III, accompagnato dalla consorte Regina Elena e da largo seguito di dignitari. Nel 2005, a cura della Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti di Macerata, con il patrocinio di Enti pubblici e privati, è stato pubblicato un interessante volume fotografico approfittando dell’arte fotografica di Tullio Bernardini che con i suoi scatti, meravigliosi per l’epoca in cui venivano effettuati, ha fornito una straordinaria documentazione visiva sullo svolgimento della mostra e non solo. Le lastre del Bernardini sono ora in possesso della citata Biblioteca Mozzi Borgetti. Per l’occasione fu eretto un magnifico arco di trionfo, ornato di fregi, trionfi e modanature architettoniche, in stile barocco ma non fastoso – come fu scritto – che occupava per una larghezza di 14 metri tutto corso Cavour, partendo dal muro perimetrale di Palazzo Conti (ex Ugolini, già Consorzio Agrario di Macerata e ora sede di alcune facoltà del locale Ateneo) fino all’edificio prospiciente. Il monumento a Garibaldi si trovava ancora al centro della omonima piazza e fu spostato lateralmente soltanto negli anni ‘30. Nuovi padiglioni, in numero di 6, furono sistemati a ridosso delle mura da sole (viale Puccinotti) e una foto del Bernardini ci mostra uno scorcio delle mura con al centro il cosiddetto Padiglione delle Feste eretto a metà del percorso, precisamente dove attualmente sorge la Rotonda. L’edificio, dalle linee semplici e privo di decorazioni fastose, fu progettato, come per altri padiglioni, dall’architetto Cantalamessa; era di forma ottagonale e alto circa 16 metri, una grande cupola sormontava il tutto. Il Padiglione assunse il significato di simbolo dell’intera manifestazione, al centro del campo boario trasformato in lussureggiante giardino, con altri tre spazi espositivi. Era segno di un emergente nuovo gusto artistico e di un rinnovato clima culturale della città. Per tutto il tempo dell’Esposizione il Padiglione delle Feste ospitò concerti bandistici, spettacoli di varietà e di circo equestre. Un altro eccezionale stand, come si direbbe oggi, dalle linee armoniche e svettante verso l’alto, fu quello proposto dalla ditta di liquori Olivieri di Porto San Gior-gio, costruito in legno con modanature in noce scolpita e dorata. Un lusso che impressionò molto il pubblico dell’epoca e servì a reclamizzare la famosa Anisina Olivieri, in concorrenza diretta con le ditte Meletti di Ascoli Piceno e Borghetti di Ancona. Fu eretta, inoltre, forse in anteprima nazionale, una stazione di telegrafia senza fili, con un’antenna alta circa 40 metri. Molte fotografie dell’avvenimento, specie quelle relative all’arrivo delle carrozze con Sua Maestà Vittorio Emanuele III furono scattate anche da Carlo Balelli, altro cronista delle immagini e prezioso testimone dei fatti dell’epoca.

 esposizione regionale - la rotonda
esposizione regionale – la rotonda

Una entrata secondaria dell’Esposizione fu costruita a fianco di Porta Montana (oggi Porta Convitto). Proprio nel sottostante Convitto Nazionale si provvide a coprire il cortile interno con una ardita costruzione in ferro e vetro. Detto cortile si trovava al centro del chiostro dell’antico convento domenicano di Santa Maria delle Grazie, che una volta ristrutturato fu convertito, appunto, nel Convitto Nazionale. Questo spazio, inserito nel percorso delle varie manifestazioni, ospitò la Mostra delle Belle Arti. Durante il successivo periodo della Guerra 1915/18 il cortile fu adibito a Ospedale Militare. Molti di noi, in avanti con l’età, ricorderanno che nello stesso cortile, trasformato nel corso del tempo in palestra ginnica, quando si frequentavano le Scuole Medie, si svolgeva l’ora di educazione fisica con le prime partite di pallavolo, il salto della cavallina, la salita delle pertiche o alla fune, e le esperienze del quadro svedese… ma questo è un altro discorso sul filo della memoria! Quasi tutte le costruzioni in legno furono demolite alla fine della Esposizione ma indubbiamente il tessuto urbano risentì di alcune di quelle modifiche strutturali. Come si diceva, al posto del Padiglione delle Feste fu costruita negli anni ‘40 la Rotonda dei Giardini Diaz, con una terrazza per i concerti della banda cittadina e con uno spazio sottostante destinato a bar o caffè. Al posto del Padiglione dello Sport sorse l’Auto Palace, realizzato dal nominato architetto Cantalamessa in un elegante stile Liberty. E qui si potrebbe inserire un discorso polemico sul riutilizzo della Rotonda come spazio di raccordo, di richiamo, di socializzazione per la cittadinanza con concerti, appunto, di bande, di orchestre o complessini musicali… perché poi non utilizzare lo spazio sottostante con un invitante ristorantino e snack bar, a seconda delle esigenze e circostanze del momento? Iniziative che servirebbero a rivitalizzare, a mio parere, il sonnolento tran tran di una cittadina in via di lenta estinzione. Mi sembra che il Carnevale maceratese e la fie-ra di San Giuliano siano un toccasana troppo dilatato nei tempi. O no?

 

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