di Fulvia Foti
Nella poesia “Polvere” penso di aver eseguito la traduzione e la riduzione di quanto rimane di noi, dopo che le nostre impronte hanno sfiorato il terreno di questo Pianeta. Un turbinio vorticoso segna il ritmo del nostro viere, pur cercando di compiere al meglio le nostre azioni, quali genitori, impiegati, figli, studiosi, agricoltori, etc. Abbiamo quasi tutti lo stesso obbiettivo: raggiungere in questa vita la serenità economica, sociale e in buona salute; essere attorniati da familiari e amici. Credendo di essere religiosi spesso rivolgiamo il pensiero e una preghiera a chi ci ha creato. Forse ci sembra scontato che le nostre pratiche religiose (chi più e chi meno) siano sufficienti a portarci vicino a Dio e a esserne dei suoi bravi testimoni… ma non è così. “Se hai capito, non è Dio” ammonisce Sant’Agostino, poiché il significato etimologico del verbo “capire”, che deriva dal latino (capere), è prendere, afferrare. Ecco perché non possiamo capire Dio e invero siamo noi a essere capiti da Lui! Come afferma San Paolo nel suo discorso allo Aeropago di Atene: “In Dio viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”, frase che è un vago tentativo per descrivere la dimensione ontologica di Dio, poiché l’esistenza di Dio è definizione inattingibile dalla mente umana. Malgrado questa realtà l’uomo continua con noncuranza la sua vita e pensa che… ‘a livella sia lontana. Invece la polvere arriverà per coprire i passi dell’uomo. Citando Ugo Foscolo… L’uomo e le sue tombe e l’estreme sembianze e le reliquie della Terra e del ciel: traveste il tempo…
Polvere
di Fulvia Foti
Un velo discreto
copre
i momenti vissuti:
vite intessute
di affetti pur veri
di sogni raggiunti
di attese non vaghe
di azioni concrete
di valori ambiti…
tutto
sembra avverato.
Ma dov’è ora
la dolce letizia?
La bramosa attesa
per conquistare
il senso della vita?
A nulla è servito
essere perfetti
servitori del Destino.
Quel velo di polvere
discreto ma
impietoso
copre con indifferenza
l’addormentato passato!