di Umberto
Le donne etrusche sono state le prime femministe della storia. Addirittura vi sono tracce della loro posizione di preminenza nella famiglie e nella società fin dalla preistoria. Numerosi graffiti e incisioni dimostrano il loro potere e l’attribuzione di compiti altrove prerogativa degli uomini, come l’allevamento del bestiame e la fabbricazione di vasi sia decorativi che per la preparazione delle vivande.Gli uomini cominciarono a occuparsi solo in progresso di tempo delle attività svolte dalle donne, quando fu necessaria una competenza artigianale altamente specializzata. Il periodo di massimo sviluppo della civiltà etrusca fiorì tra l’VIII e il III secolo a.C., soprattutto nell’Italia centrale. Vi sono reperti, come rocchetti di filo in mano alle donne, che testimoniano la loro attività nella tessitura e nella lavorazione delle pelli per abiti o coperte. Il banchetto, prima riservato al ceto ricco, non fu più manifestazione di vita aristocratica ma divenne una consuetudine estesa a tutte le classi sociali, questo anche a opera e per merito della donna, mai subalterna. Qualsiasi donna, vera padrona di casa, fu sempre a fianco dell’uomo in posizione di parità, vestita con gli abiti migliori e presente a tutte le cerimonie, spettatrice degli intrattenimenti che spesso accompagnavano i simposi. La presenza della donna nel banchetto era invece preclusa, nel medesimo periodo, alle donne greche e a quelle romane. I greci, soprattutto, erano fortemente antagonisti degli etruschi, considerati dissipatori e lussuriosi. Furono proprio i costumi sociali a scandalizzare maggiormente i greci, in particolare il comportamento della donna etrusca, completamente diverso da quello della donna ellenica. Gli etruschi, infatti, non solo banchettavano insieme con le mogli, avvolti nella stessa coperta, ma consentivano che esse sedessero accanto al primo che capitava, bevendo alla salute di chi volevano con calici colmi fino all’orlo. Impensabile per i romani, i quali ebbero per un lungo periodo il diritto incondizionato di vita e di morte (ius vitae et necis) su mogli e figli (anche oggi…). Le donne etrusche avevano molta cura del proprio corpo, spesso facevano ginnastica con gli uomini e, talora, anche tra loro, abitudini assai lontane da quelle delle donne greche alle quali non era consentito uscire da casa né da sole, né col marito, né con le ancelle. Esse uscivano solo in rare circostanze, quali le feste religiose, i matrimoni e i funerali. A proposito di funerali, le iscrizioni sulle tombe etrusche portavano sia il nome del padre che quello della madre: una parvenza di matriarcato? Eguaglianza, condivisione dei compiti e unità del nucleo familiare sono alcuni aspetti della vita della donna etrusca, riscontrabili nelle necropoli, specie in quella di Cerveteri, dove si nota la presenza sepolcrale paritaria di entrambi i coniugi, uniti e vicini anche nell’aldilà.