di Fulvia Foti
Ho trovato un documento originale scritto da mio padre e l’argomento è l’argomento è lo spostamento della sede di guerra da Spalato, per il capovolgimento della situazione politica, poiché il territorio era in mano ai partigiani comunisti, i quali cercavano mio padre per condannarlo a morte. Dopo varie peripezie riuscì a imbarcarsi, sotto falso nome, sul piroscafo “Diocleziano” che fu affondato dai tedeschi vicino all’isola di Lissa. Egli si salvò con pochi altri, nuotando fino all’isolotto di Busi. Dopo giorni i superstiti furono salvati da un motoveliero di passaggio. Si sparse la voce che anche mio padre fosse deceduto su quell’isolotto e molti suoi colleghi (ndr: era un Carabiniere) andarono a rendere un muto omaggio alla sua tomba. Mio padre invece riprese servizio presso la caserma di Foggia ma essendo in quel tempo l’Italia divisa in due non ne avevamo notizie, per cui mia madre percepiva la pensione di Vedova di Guerra. Ecco perché, dopo l’armistizio, quando si seppe la verità, nel 1945, intraprendemmo quel pericoloso viaggio da Trieste alla Sicilia. Oggi si commemorano i giorni della “Memoria” e del “Ricordo” e mi sento spronata a far rivivere le tragedie che la guerra porta con sé. Le conseguenze di una guerra mai si cancellano! Abbiamo l’esempio di molte persone che si sono salvate dai campi di sterminio nazisti: sono riuscite a ricostruirsi una vita, una famiglia, eppure… molti in età più che adulta hanno cercato il suicidio. Perché quei martellanti ricordi di orrore invadevano come incubi la mente. Con la guerra si convive, per spirito di sopravvivenza. Ricordo le incursioni aeree, quel sordo rombo di motori, minaccioso, le corse ai rifugi, le rappresaglie senza motivo, i rastrellamenti in cerca di ebrei, l’improvviso impatto con gl’impiccati per strada… La paurosa fuga con mia madre (due mesi prima di quel viaggio verso la Sicilia) da Strugnano d’Istria, dove insegnava, perché i partigiani sloveni uccidevano tutti. Prima di fuggire lasciammo il tricolore alla finestra. Durante la fuga di 45 chilometri, trovammo la strada per Trieste ingombra da mezzi di guerra tedeschi, in fiamme, che esplodevano, e decine e decine di militari tedeschi trucidati, coperti di sangue, alcuni agonizzanti. Avevo 10 anni e mia madre, stringendomi la mano mi diceva: “Non girarti… guarda avanti!”. Ho guardato avanti ma non ho dimenticato.
Nuvole vaganti
Ali di…
pensieri silenziosi…
grovigli di ricordi…
come nuvole:
vaganti,
s’aggirano…
nello spazio della mente…
cercando una meta,
cercando un porto,
cercando una risposta,
Ma, forse,
cercando una stella!