VIA PIRANDELLO

Tratto da Macerata tra storia e storie

di Fernando Pallocchini

 

via Pirandello
via Pirandello

Via Pirandello è stata realizzata sul tracciato imbrecciato della stradina rurale che dalla S.S. 77 portava alla chiesina del Colle dedicata alla Madonna del Rosario. Sulla sinistra, salendo, ci sono ville e bella campagna; a destra palazzoni popolari, estremo lembo della città che si è arrampicata fin quassù. Sul punto più alto della via un ampia radura invita a fermarsi per godere dall’alto del panorama che spazia sulla vallata del Chienti e su Macerata. E’ un luogo appena discosto dal tumulto della vita quotidiana, i rumori arrivano ovattati, si può pensare, ci si può raccogliere e forse è questo il motivo che ha spinto i fondatori della chiesina a erigerla quassù, sul colle Torri che ha una storia antica, essendo stato abitato in epoca romana. Qui infatti, tra Villa Costa e Villa Ariani, ci sono tracce di un “pagus”, originato dalla villa di un ricco liberto, con resti di una necropoli, mosaici, rocchi di colonne, architravi e ruderi in “opus coementitium”. Il nome di “Collemaiore” compare per la prima volta in un documento del 1173, poi ancora in merito a vicende di signorie dal 1200 al 1500. Fu nel XVI secolo che i marchesi Costa acquistarono le “terre della Pieve” per passare dopo il 1700 la proprietà a Gian Luigi Torri, erede del nobile romano Cristoforo Magno, discendente dei Della Torre. Costui edificò qui la sua residenza di campagna con annessa cappella di famiglia; il tutto, per eredità, passò ai Santafiora quindi a Fernandez de Velasco Duca di Friaz. Oggi il tempio è di un privato. Del complesso edilizio dell’epoca rimane la sola chiesa che è di architettura semplice, un corpo di fabbrica unico nobilitato da una facciata, usuale nel ‘700, formata da due finte colonne sorreggenti un elemento triangolare e alleggerita da un finestrone e dalla porta d’ingresso, sormontata da uno stemma scolpito. Internamente la volta a vela, in camorcanna, termina in un elegante lanternino, è decorata con stucchi baroccheggianti e si è certi che sotto l’imbiancatura sia ornata da affreschi.

via Pirandello, la chiesina del colle
via Pirandello, la chiesina del colle

Come ci racconta Cesare, figlio di Duilio Angeletti, amministratore delle proprietà del duca a Macerata, la piccola chiesa era nel cuore del duca di Friaz, cristiano professante, che nelle sue venute annuali in città vi si fermava a pregare. Costui aveva ordinato che fosse sempre in ordine e di far dire tutte le domeniche e nei giorni di festa una messa di primo mattino poi, mentre si costruiva il quartiere di Collevario, la chiesa venne concessa dal duca per stabilirci la nuova parrocchia. A spese dei De Velasco i dipinti che la ornavano furono inviati a Firenze per il restauro come pure i candelabri, il portone, gli infissi. Quando si inaugurò la nuova chiesa il tempietto venne chiuso al culto con buona pace dei vecchietti che, fin da bambini, erano soliti recarsi a messa lassù e ci avevano portato prima i figli, poi i nipoti. Fu interpellato anche il duca che rispose: “Vede, come nobile di Spagna, con una telefonata in Vaticano potrei non solo far riaprire la chiesetta ma anche farci fare una nuova sede vescovile. Come cristiano devo però obbedienza al Vescovo e voi, essendo anche voi alla sequela di Cristo, farete come me.” Tele a soggetto sacro ornavano la chiesa della Madonna del Rosario. La più antica è una opera di grandi dimensioni (2,50 x 1,55) raffigurante la Madonna del Rosario con San Domenico, San Bernardino, angeli e, in basso, le anime del Purgatorio. Interessante una tela con Crocifisso ai cui lati troviamo Santa Teresa d’Avila e un levitante San Giuseppe da Copertino. Altre due tele (100 x 70) presentano un impianto paesaggistico con uno sfondamento prospettico ottenuto dal rapido susseguirsi di piani, superfici e toni di colore. In una c’è Gesù fanciullo che porta già la croce, segno del suo destino con, in alto, angeli tratteggiati leggeri, quasi una prefigurazione impressionistica mentre nell’altra una Maddalena adagiata in plastica posa, è quasi elemento in funzione prospettica e paesaggistica. Le opere non sono più in chiesa ma gelosamente custodite altrove.

continua

 

foto di Cinzia Zanconi

 

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