di Siriano Evangelisti
Dicembre, si sa, è tempo di saldi, non quelli proposti dalle aziende commerciali ma quelli, molto più consistenti, imposti dalla Pubblica Amministrazione e si chiamano Tasi, Tari, Imu e via dicendo. Prosciugata così la tredicesima, per chi ce l’ha, il resto – se resta – è destinato al Natale e ai suoi consueti aspetti, tipo presepio, albero, doni, che continuano a essere sempre più ridotti e austeri. Mai però quanto propone oggi Silvio Craia, che presenta la sua idea su uno degli aspetti più tipici del Natale: il presepio. Considerato l’artista nulla a che vedere con qualcosa che ricordi, anche alla lontana, i pupi napoletani di San Gregorio Armeno o le ricostruzioni casalinghe fatte con i personaggi tradizionali, il laghetto con le papere, il mulino con le pale e tanti altri pupi in movimento, mossi da pilette da pochi watt. Per Craia quello che conta è lo spirito del presepio, inteso come luogo di nascita di un Dio, un posto umile e il più povero possibile, come doveva essere stato duemila anni fa. Per cui abbiamo una capanna formata da quattro pezzetti di legno, ricavati da una cassetta della frutta: poche povere “tacchie” (come venivano chiamate in dialetto), destinate alla discarica perché inadatte a fare fuoco. All’interno, della Sacra Famiglia è presente solo il Bambino, una riproduzione in plastica di pochi centesimi; mancano i consueti personaggi di contorno, pastori e animali… Nessuna traccia di colore, se non quello che segna le venature del legno: certamente l’oro e l’incenso non verranno portati più tardi in un posto simile. Una trentina di esemplari, simili a quello riprodotto in foto, vengono esposti, durante tutto il periodo natalizio, nelle vetrine di altrettanti esercizi commerciali cittadini, a fianco dei prodotti presentati nella loro veste più accattivante, contornati da luci e con, in sottofondo, gli immancabili canti di circostanza. Ciò malgrado la capanna non si sentirà a disagio tra tanto splendore, anzi la sua insolita presenza sarà sicuramente notata per prima e gli spettatori non mancheranno di chiedere il motivo. Per Craia la risposta è ovvia: è un ritorno all’origine del Natale, divenuto necessario oggi che stiamo vivendo momenti di crisi non solo economica ma anche, e soprattutto, morale. Ancora una volta Silvio Craia torna a provocare con la sua arte povera. Del resto, è compito degli artisti provocare per far riflettere.
foto Massimo Zanconi