Quattordici danzatori al tramonto
provano il loro ultimo allestimento
È la danza la protagonista domenica 11 gennaio del primo appuntamento del nuovo anno della stagione del Teatro Persiani di Recanati promossa dal Comune di Recanati e dall’AMAT e realizzata con il contributo di Regione Marche e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Liberamente tratto dal più celebre dei balletti tardo-romantici, il Balletto di Roma, formazione leader nella danza italiana, porta in scena Il lago dei cigni ovvero il canto, un raduno giocato tra arte e vita dove quattordici danzatori, vecchie glorie ormai al tramonto, guidati da ricordi e spinti da un’esigenza interiore, provano il loro ultimo allestimento del balletto per eccellenza, mescolando la poesia coreografica disegnata di Marius Petipa e Lev Ivanov riletta da Fabrizio Monteverde – uno dei più interessanti coreografi della scena contemporanea – e le stupende musiche di Čajkovskij alle suggestioni offerte dal drammaturgo Anton Čechov. A seguire, dopo lo spettacolo, Stop! visioni intorno alla danza un’occasione di incontro con la compagnia per il pubblico presente a teatro, per manifestare i propri dubbi o semplicemente lasciarsi guidare da Silvia Poletti, giornalista e critico di danza, tra le sfumature dello spettacolo appena visto. Il lago dei cigni ben si presta a essere punto di partenza per una riflessione sul sottile, ambiguo rapporto che lega inscindibilmente arte e vita e se sia quest’ultima a influenzare la prima o se piuttosto non sia – secondo un vecchio paradosso – la vita a “imitare” l’arte. Capolavoro del teatro di danza, perfetta sintesi di composizione coreografica accademica e “notturno” romantico, di chiarezza formale e inquietanti simbologie psicanalitiche, Il lago dei cigni è una fiaba senza “happy end”, in cui i due protagonisti Siegfrid e Odette pagano con la vita l’amore che li lega, anche se vediamo i loro spiriti risorgere e avviarsi uniti verso una felicità ultraterrena. Una di quelle “favole d’amore in cui si crede nella giovinezza”, avrebbe detto un altro grande russo contemporaneo di Čajkovskij, Anton Čechov, che nel 1887 scrive l’atto unico Il canto del cigno, in cui un attore ormai vecchio e malato, “con l’anima fredda e buia come una cantina”, ripercorre in modo struggente i grandi ruoli interpretati nella sua lunga carriera. Con una dichiarata derivazione intellettuale dal grande commediografo russo, questa proposta di Fabrizio Monteverde mette in scena un gruppo di anziani danzatori che provano un’eventuale messa in scena de Il lago dei cigni come “inevitabile” percorso memoriale d’arte e di vita.
Per informazioni: biglietteria del Teatro 0732 3644. Inizio spettacolo ore 18.