Fenomeni da recessione

di Raffaella D’Adderio

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“Ritorna alla partenza”… quante volte ci è capitato di leggerlo nella casellina del comunissimo Gioco dell’Oca! Il peggio è che, a volte e proprio nella vita reale, si verificano processi retroattivi inaspettati, sconvolgenti, vere docce gelate. Dal nome ludico all’attualissima definizione del “ritorno del figliol prodigo” chiamato ora “boomerang kid”. I “boomerang kids” sono i giovani (in media tra i 20 e i 30, ma oggi succede anche ai più grandi) costretti al ritorno alla casa natìa, nella cameretta di fianco a mamma e papà, dopo aver assaporato per alcuni anni le gioie dell’indipendenza economica e della libertà. La crisi economica ha favorito questo fenomeno in particolare in Italia, ma anche in altri paesi come gli Usa dove il termine dei ragazzi-boomerang è stato coniato. Da noi è stata usata e anche abusata, tempo fa, l’espressione “bamboccioni” più per indicare coloro che non hanno tentato di affrancarsi affatto dalla casa genitoriale. Oggi, la situazione è nettamente peggiorata dall’invenzione di Brunetta e se, due anni fa, qualcuno poteva ancora permettersi l’indecisione infantile tra restare o partire, ora non c’è margine di scelta e il ritorno a casa è diventato per molti un passo doloroso e obbligato. Recessione vuol dire rinuncia, fare passi indietro dal traguardo ottenuto, ma coincide anche con l’evolversi in peggio di situazioni già al limite. Pensiamo, in particolare, agli ambulanti abusivi sulle spiagge, detestati dagli esercenti dei negozi, ignorati dalla maggioranza dei bagnanti e nemmeno tanto abili nella vendita nonostante l’applicatissima tecnica dello sfinimento. Fin qui, una forma di commercio risalente a molti anni prima della recessione. Il processo recessivo, però, ha messo in luce alcuni ambulanti che, per aggiustare il tiro nella vendita e in modo piuttosto ingenuo, cercano di emulare il modo di agire del furbetto italiano. Uno stile di vendita basato sull’aumento del prezzo ad acquisto quasi concluso e il tentativo di volgere la precaria transazione a proprio vantaggio seminando confusione intorno all’importo pattuito o al tipo di oggetto in vendita. Questo comportamento non vi fa venire in mente un modo di fare molto in voga nella politica italiana di questi ultimi decenni?

 

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