Il mondo affascinante del teatro
visto da un’addetta ai lavori
Ognuno di noi, in un piccolo antro nascosto, ha le proprie manie, i propri gesti portafortuna… chi di noi non è legato, per esempio, a un certo indumento indossato quando la nostra squadra del cuore ha vinto una importantissima partita? E allora state pur certi che, se anche vi professate integerrimi razionalisti (del tipo “io non credo a queste stupidaggini!”), al prossimo incontro andrete a cercare proprio quella maglietta o quel paio di pantaloni… Una categoria a parte è quella degli attori, le creature più superstiziose sulla faccia della terra. I gesti più scaramantici sono quelli legati al momento di andare in scena. Gli attori sono soliti riunirsi in circolo, prendersi per mano e intonare un caloroso “merda!merda!merda!”, seguito da un darsi pacche sul sedere correlato dalla variante “Tanta merda!”. Apparentemente il termine non appare molto lusinghiero ma il suo uso è legato ai tempi in cui non esistevano ancora le automobili e il pubblico era solito recarsi a teatro in carrozze trainate da cavalli. Maggiore il numero delle carrozze, e quindi di pubblico, che accorrevano davanti ai teatri e maggiore il numero di escrementi equini lasciati in strada e che poi il pubblico portava in sala… Diventa così chiaro il connubio “merda = successo”, e augurare “merda” a uno spettacolo vuol dire augurargli tanto successo! A proposito di buon auspicio non dite mai a un attore “auguri”…è come dire a un pescatore “buona pesca”! Gli strali del cielo si abbatterebbero cospicui sul vostro capo… Se proprio non vi va di usare il termine “merda”, buttatevi sul più classico “In bocca al lupo!” (a questo proposito sono varie le origini di questo augurio, non ultima quella per la quale “la bocca di lupo” era una lavagna su cui i capitani della Giudecca annotavano le quantità di merci portate a casa. Dire pertanto “in bocca al lupo” vuol dire avere una buona navigazione e un fruttifero rientro a casa). Da notare, però, che anche in spagnolo (mucha mierda!) o in francese (merde!), l’augurio per un debutto teatrale ci riporta agli escrementi equini… Un’altra superstizione molto forte in campo teatrale è legata al colore viola. Personaggi illustri come Macario, Vittorio De Sica e il grandissimo Charlie Chaplin, detestavano coloro che indossavano il colore viola. Anche questa superstizione ha le sue radici in tempi lontanissimi: durante il periodo di Quaresima, quando appunto i paramenti liturgici sono di colore viola, la legge proibiva che si svolgesse alcun tipo di spettacolo pubblico. Le compagnie girovaghe, pertanto, non potendo lavorare, erano costrette a lunghi giorni di inattività (40, per l’esattezza, come quelli della Quaresima) e quindi di fame e stenti. Queste, naturalmente, sono le superstizioni più ricorrenti per un attore anche se potremmo citarne molte altre: se cade un copione durante le prove, è necessario sbatterlo a terra per tre volte (la caduta del copione potrebbe portare alla caduta dello spettacolo!). Mai aprire un ombrello in palcoscenico, fischiare o semplicemente fischiettare: i fischi porteranno poi i fischi del pubblico e lo spettacolo potrebbe rivelarsi un fiasco! Non fate ruotare una sedia su di una gamba, cercate di non passare sotto la scala dei macchinisti (ma la scala è un bel problema anche fuori dal palcoscenico!) ed evitate di spiare il pubblico dal sipario prima che esso si alzi. Un ultimo accenno infine a quelle piccole manie scaramantiche dei personaggi famosi. Alla “prima” di ogni suo film la grande Marilyn Monroe indossava sempre un abito di color rosso, mentre la nostra divissima Wanda Osiris detestava che durante le prove qualcuno indossasse un cappello. Anche gli attori hanno i loro riti, e così il grande Eduardo de Filippo voleva in scena solo orologi veri e funzionanti; Gary Cooper, prima di iniziare a girare un nuovo film, voleva che qualcuno della troupe lo aiutasse a infilare prima lo stivale destro e poi il sinistro, mentre Humphrey Bogart indossava sempre, almeno in una scena, un vecchio cappello di feltro. Piccole manie, piccole credenze chiuse nei nostri cuori, ma come diceva il grande Tristan Bertrand, commediografo e giornalista francese, a chi gli faceva notare che il teatro è popolato da tanti personaggi superstiziosi: “Non credo alla jella, perché credere alla jella porta jella!”
Lucia De Luca