di Fernando Pallocchini
Dopo aver assistito a una conferenza di Medardo Arduino sulla presenza dei Franchi nel nostro territorio ci siamo salutati, il senatore Luciano Magnalbò e il sottoscritto, con la promessa di rincontrarci per una intervista. Ci siamo rivisti nella sua casa in collina, seduti all’ombra di piante secolari, davanti a un bicchiere di buon vino rosso.
Come è iniziata la sua avventura in Senato?
“Facevo parte della pattuglia liberale in Alleanza Nazionale nella XIII Legislatura, eravamo un gruppo di persone animate da un grande spirito di servizio, lavoravamo bene e seriamente, stimolati dal senatore Giulio Maceratini, che sempre ci raccomandava di lavorare senza mettersi in mostra. Erano in questo gruppo, con me, l’ambasciatore Saverio Salvatore Porcari, l’astrofisico Giuseppe Basini, il cardiochirurgo Valentino Martelli e, nella Camera, Eugenio Riccio, Gabriele Pagliuzzi e Gian Paolo Landi”.
Il non mettersi in mostra le ha creato problemi?
“Sì, quando dovevo presenziare a manifestazioni ufficiali, salire sul palco comportava prendere tante sgomitate da quelli che ambivano stare in prima fila, ma allora erano di meno rispetto a oggi!”
Avevate autonomia nello svolgimento del vostro lavoro?
“Presentavamo al nostro capogruppo disegni di legge redatti in piena autonomia, in base alle esigenze del territorio che rappresentavamo di cui eravamo veri interpreti. Facevamo politica con un credo assoluto e credevamo nel bene comune. Oggi invece noto che i politici sono sottomessi alle direttive dei capigruppo”.
Alcuni disegni di legge?
“Per il territorio ho permesso il restauro della Basilica Imperiale di Santa Croce al Chienti facendole assegnare un fondo perduto di 3 milioni di euro; ho fatto riaprire i termini per i finanziamenti del terremoto relativamente alle province di Macerata e Ascoli; ho portato alla vittoria finale in aula del Senato la battaglia per la provincia di Fermo (ero Senatore di Fermo, Civitanova e Recanati) malgrado la furibonda opposizione del Senatore di Ascoli. Ho presentato un disegno di legge a favore della zona archeologica di Urbisaglia, perché fosse collegata con Sant’Angelo in Pontano e Falerone nella cosiddetta Strada dei Longobardi; un altro a favore della ippoterapia e un progetto sul mobbing al quale erano soggetti i lavoratori che, demansionati, subivano un ostracismo. Ricordo un progetto sugli Usi Civici, riguardante i terreni delle Comunanze Agrarie passati ai Comuni, affinché fossero modernamente gestiti, stabilizzandone preventivamente anche la destinazione d’uso. Un simpatico aneddoto riguarda il disegno di legge di riordino delle auto d’epoca (legge “Salva500”), in conseguenza del quale ho partecipato a tre Mille Miglia nella squadra Alfa Romeo con un prototipo Alfa 1900 coupé; e poiché la legge fu firmata anche dal Senatore Cesare Salvi, allora un pezzo da 90 della sinistra poi epurato (troppo a sx), nell’ultima formammo un emblematico equipaggio dx – sx, Magnalbò – Salvi!”
Che fine ha fatto quella pattuglia liberale?
“Tra la XIII e la XIV legislatura siamo stati tutti epurati da Fini (il grande riformista) per far posto ai soggetti provenienti dal Msi, i neon-fascisti (fascisti illuminati), la cui corsa alle poltrone con il Porcellum fu accorata e spasmodica”.
A quali Commissioni ha preso parte?
“Sono stato capogruppo di Camera e Senato per il centrodestra nella Commissione Bassanini per la Riforma Amministrativa in qualità di Vice Presidente della Commissione Affari Istituzionali del Senato. In Europa ho partecipato al Comitato di Schengen, che aveva un funzione di controllo sui paesi che volevano entrare nella Unione Europea. Sono anche stato in Libia, dopo l’embargo. Qui, al nostro arrivo, siamo stati caricati su alcune lunghissime auto nere, portati dove volevano loro, controllati anche di sera, con i corridoi dell’hotel gremiti di guardie. Mi colpì il fatto che le torri dell’Eni a Tripoli erano gestite da un funzionario Eni di Matelica.”
Quale ricordo la emoziona ancora oggi?
“Mi emoziona riandare con la mente alle grosse riunioni con i giovani, questi s’interessavano molto alla buona politica, tanto da poter diventare un buon vivaio. Devo dire che, purtroppo, l’opera di alcuni ha vanificato tutto questo!”
Il ricordo che più la infastidisce?
“Sono stato sempre e volutamente tenuto fuori dalla Direzione regionale di Alleanza Nazionale. Potevo partecipare ma senza diritto di voto: un Senatore della Repubblica italiana!”
Come dovrebbe essere il Senato oggi?
“Dovrebbe avere la funzione di camera di compensazione tra l’Europa e l’Italia, per vagliare tutto ciò che proviene dall’Unione Europea prima che sia applicato in Italia. Ciò non è stato mai fatto perché non ne è stata compresa la necessità. Quelli che oggi vorrebbero modificare il Senato non tengono nel giusto conto che per amministrare una realtà complessa come una nazione occorre una esperienza maturata nel tempo, motivo per cui non va bene che siano eletti politici regionali soggetti a cambiamenti rapidi: chi è eletto deve restare fino alla fine della legislatura per maturare l’esperienza necessaria.
Che serve, oggi, all’Italia?
“Alla nostra nazione serve una nuova generazione di politici che non pensi solo al bene proprio ma al bene comune. Secondo me i giovani sanno agire in tal senso, sentono questa necessità, credono in un ideale. Poi è necessario, e con urgenza, liberarsi dell’attuale classe politica, perché il riportare tutto all’utilitarismo ha compromesso tutta la classe dirigente e tutti quelli che, in qualche modo, gestiscono il potere”.
Perché tanta fiducia nei giovani?
“Repetita iuvant: come ho detto prima credere in loro mi deriva dalla esperienza vissuta nel collegio: li incontravo, parlavo con loro, quando ci confrontavamo su varie tematiche sentivo la loro voglia di credere negli ideali. Per contro, negli incontri con i ‘vecchi della politica’ ascoltavo solo ‘chiacchiere di poltrone’ e su quanto si poteva ottenere utilizzando tutti i giochi più torbidi e più strani”.
Di cosa si occupa adesso?
“Sto cercando di sensibilizzare il Governatore Spacca sul problema attualissimo dell’invecchiamento della popolazione, che come conseguenza porta la presenza sul territorio di persone anziane autosufficienti. Per costoro, in ogni Comune, dovrebbero esserci delle residenze strutturate secondo necessità. Bisogna guardare avanti, il futuro è anche questo ed è necessario attrezzarsi fin d’ora, con incentivi regionali da assegnare ai Comuni. Poi, vista l’attuale contingenza che riguarda tante famiglie, anche di extracomunitari, ho riesumato una vecchia idea del ‘96 che oggi potrebbe ritornare utile: agri divisi et adsignati, come facevano i Romani quando realizzavano i ‘campi centuriati’ assegnandoli ai militari congedati. Assegnare una piccola area a una famiglia non vuol dire condannarla a vivere di allevamento e agricoltura ma donare una base di partenza dalla quale poter crescere”.
Cosa è la coscienza?
“La coscienza si forma attraverso la sedimentazione delle sensazioni e delle esperienze, al fine di interpretare il prossimo: a esempio comprendere la povertà per venire incontro alle sofferenze altrui. Oggi avere una ‘coscienza’ è difficile e complicato, vivendo in una società dove contano solo i soldi”.
Cosa le mette paura oggi?
“Non solo a me, credo a molti metta paura (nel senso di smarrimento e pena) la condizione dei giovani che non vedono un futuro”.