I politici nella militanza
Già da un po’ siamo involontari spettatori di discese in campo delle peggiori compagini politiche di tutti i tempi. L’agire politico molto ha a che vedere con l’arte della guerra; non a caso usiamo la parola “militanti della politica”. Ma chi milita in politica di solito ha un credo ferreo a cui rimane devoto per la vita. Da noi, il simbolo più seguito dai politici è “la banderuola”, secondo cui si sposa un ideale politico per cambiarlo all’occorrenza con quanto di più lontano da esso. Ci sovviene un accostamento che non è poi così singolare. Questa Italia della decadenza riesuma tragedie storiche e riecheggia, senza diretti spargimenti di sangue, il periodo delle devastazioni che compirono i lanzichenecchi su molte città e con conseguenze più rovinose su alcune (Sacco di Roma – 1527, Sacco di Mantova – 1630). Essi erano soldati di ventura assoldati per combattere al posto dei loro padroni; andare alla guerra era il loro impiego e per questo erano detti mercenari. Nell’era di internet ce ne sono di militanti prezzolati che rischiano le terga al posto di chi ci mette il suo bel faccione. Oggi il termine “mercenario” è utilizzato in modo spregiativo dai diretti interessati. Ma non è forse la politica a insegnarci che tutti hanno un prezzo? I lanzichenecchi erano pagati ogni 5 giorni e, se allo scadere del termine non avessero percepito il dovuto compenso, sarebbero stati autorizzati a saccheggi e rapine. Quale miglior insegnamento per i soldati di ventura del domani? Quando le risorse scarseggiano, si depredano le casse altrui, se necessario si arriva fin dentro le case dei cittadini. I lanzichenecchi razziavano case, chiese e ogni dove, violentavano donne, uccidevano, demolivano luoghi ricchi di opere d’arte e manoscritti preziosi. Il viziaccio di profanare arte e cultura quindi ha radici lontane, ma trova ancora emuli nel presente. Nel modo di abbigliarsi i soldati predoni dimostravano la loro smargiasseria in spregio al valore delle cose e a favore dello spreco più disinvolto. I loro abiti erano coloratissimi, composti da strisce verticali di varie stoffe, che così tagliate non erano riutilizzabili. Se essi hanno contribuito al disfacimento dei costumi (in ogni senso) e sono ritenuti i responsabili dell’arrivo della peste, perché i nostri politici dovrebbero avere un destino tanto diverso?
Raffaella D’Adderio