Un degrado annunciato

di Umberto Migliorelli

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Esaminare con lucidità le cause che hanno determinato lo stato di impoverimento e di scadimento della nostra città richiede obiettività e misura. Le colpe non sono da attribuire a una sola amministrazione, hanno tutte contribuito a determinare questo stato di cose. Chi per immobilismo, chi per mancanza di coraggio, chi per manifesta incapacità. Due le cause principali. La prima è nel mancato completamento del piano di ricostruzione (Longarini), grande opportunità di trasformare una città chiusa nelle sue mura, in una moderna, dinamica, aperta al futuro: progetto ambizioso, ma incompiuto. Quali le cause? Esaurimento dei finanziamenti? Problemi politici? Scandali nella gestione? Mistero. Il completamento dell’opera avrebbe dotato la città di un adeguato sistema viario, eliminando vincoli e strozzature alla rete stradale, di un adeguato collegamento alla grande viabilità (Ndr: una efficiente rosa di parcheggi). Il tutto invece è stato lasciato in un colpevole abbandono, non portando a compimento nemmeno quella parte quasi ultimata che avrebbe risolto il problema sul versante nord della città. Il secondo errore è stato commesso con l’adozione del nuovo piano regolatore dell’architetto Piccinato scaturito da una sommaria e sbrigativa visione del territorio comunale, trascurando quasi completamente l’assetto del centro storico, all’epoca vero motore di attività commerciali, orientando lo sviluppo futuro di Macerata senza un criterio omogeneo, moderno, dinamico, rispettoso dei concetti fondamentali dell’espansione della città, da sempre sull’asse est-ovest, come insegnano i grandi urbanisti dell’antichità. Invece è stata accettata l’espansione a macchia di leopardo, ovvero secondo interessi di bottega. Se, viceversa, si fosse scelto uno sviluppo più logico e conveniente, la città si sarebbe espansa seguendo il tracciato della strada per Roma verso Sforzacosta, la quale, a meno di un chilometro, si sarebbe congiunta con la zona pianeggiante che conosciamo come “La Pieve”, centinaia di ettari di terreni stabili, soleggiati, protetti da venti di tramontana, altamente panoramici. La città così si sarebbe potuta sviluppare con costi edificatori molto più ridotti rispetto a quelli sostenuti per costruire i quartieri progettati dall’architetto Piccinato, ci sarebbero state economie per strade, fognature, depurazione e tutte le opere di urbanizzazione. Invece in molti casi sono stati costruiti edifici in zone problematiche, con fondazioni su pali fino alla profondità di 20 metri. Tutte questo spreco di risorse, di cui certamente erano consapevoli gli estensori del piano, fa sorgere seri dubbi sulla scelta delle zone da edificare. Amareggia la disattenzione verso il centro storico, non uno straccio di proposta innovativa per dargli un maggior vigore. Concausa del declino del centro storico va considerata l’avventatezza delle Amministrazioni, Provincia e Comune (compresa Cassa di Risparmio), che hanno trasferito la maggior parte degli uffici nell’immediata periferia e nella più lontana periferia (Piediripa), privando il centro storico di presenze sia stabili che occasionali. E’ mancata l’adozione di un piano di recupero degli edifici fatiscenti del centro da rigenerare con il contributo di agevolazioni da parte del Comune. Ora suggerire soluzioni risolutive è impossibile. Non risolve il turismo, come da qualcuno ventilato: Macerata non ha e non avrà in futuro una vera vocazione turistica, non è Roma, Venezia o Firenze, non basta il mese della stagione lirica fatta di presenze “vedo e scappo”, non sarà la metropolitana di superficie proposta dall’architetto Canesin, partente dalla Pieve e sfociante in Via Mattei, zone queste disabitate e comunque tratto percorribile con tre minuti d’auto. Pertanto ritorna conveniente il parcheggio di Rampa Zara collegato con il centro storico. Tuttavia l’esecuzione di questo parcheggio viene liquidata dal professor Ercoli come una bestemmia. La ragione? Da cosa deduce tale convinzione? Cosa propone in alternativa? Solo vacue parole senza concretezze. Lo stesso sostiene inoltre: “La città è imbruttita!” Non sono d’accordo! La città non ha perso la sua discreta bellezza dal momento che nulla è cambiato. Ha invece guadagnato qualcosa (vedi la chiesa di S. Filippo restaurata). Conclusioni espresse dal filosofo? Architetto? Urbanista? O semplice critico? Con i discorsi e la filosofia nulla si edifica a Macerata; servono opere pubbliche infrastrutturali, se pure in ritardo, accompagnate da un rivolgimento culturale e un salutare ringiovanimento delle dirigenze, onde cancellare anni di immobilità e di inutili chiacchiere. Serve operare con tenacia alla realizzazione di quelle opere necessarie per restituire al capo del luogo il suo prestigio e la sua dignità.

 

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