di Eno Santecchia
Una bottega Equo e Solidale, dalla vetrina, si può percepire come una rivendita di oggetti esotici: il pregiudizio derivante da una scarsa conoscenza tiene lontani alcuni, preclusione che si potrebbe estendere al commercio equo e solidale mondiale. Va detto che in quelle botteghe non si vendono pseudo medicamenti o sostanze ottenute da animali in via d’estinzione come avorio, polvere di corno di rinoceronte, parti di tartarughe, pinne di squalo e pomate a base di grasso di tigre e altri provenienti da pratiche assolutamente contrarie alla conservazione della bio-diversità. Olimpio Bernardini, volontario della Bottega del Mondo di Tolentino, ci svela alcuni aspetti meno noti del commercio equo e solidale, sì da sfatare i pregiudizi. Prodotti prevalenti sono i generi alimentari e quelli etnici di produzione artigianale studiati per il normale utilizzo quotidiano. Ci sono cesti di fibra naturale di varie dimensioni e usi, servizi di porcellana e di vetro, cornici e album fotografici, strumenti musicali, piccoli soprammobili di legno o pietra naturale. Anche piccoli oggetti di bigiotteria e oreficeria etnica-artigianale. Per l’abbigliamento e l’arredo si trovano anche maglie di alpaca e di cotone, tappeti di cotone naturale e tovaglie per la casa. Una specialità di queste Botteghe sono le bomboniere e i confetti: è disponibile un ampio catalogo e molti le preferiscono per il contenuto etico e di solidarietà. Altro settore nel quale si punta da anni è quello della cosmetica e dei detersivi per uso personale e domestico. Mentre i cosmetici come l’olio di Argan e di Jojoba, il burro di Karité, l’Henné naturale, derivano da progetti che provengono da paesi emergenti, per i detersivi va fatto un discorso a parte. La cooperativa di commercio equo e solidale marchigiana denominata “Mondo solidale” ha sviluppato un progetto in collaborazione con una cooperativa di donne brasiliane, le quali raccolgono una particolare varietà di cocco, detta Babassu, dalla quale estraggono i grassi vegetali poi trasformati in Italia. Oltre a ricavarne eccellenti prodotti anallergici per l’igiene personale, se ne ottengono anche per l’igiene della casa, per il bucato e per i piatti. I detersivi sono venduti sfusi, senza imballaggi, contribuendo alla riduzione dei rifiuti plastici. I prodotti sciolti si vendono da almeno 8 anni, questa catena è pioniere del settore. Il concetto di base di questo commercio è il rispetto del produttore al quale è garantita una remunerazione equa, in molti casi in parte anticipata. Gli acquisti si rivolgono a piccoli produttori favorendone e organizzandone la cooperazione e lo sviluppo; ogni prodotto deriva da un progetto ben preciso: una realtà che si cerca di sostenere. È superato il concetto del dono-elemosina per avviare una forma solidale di collaborazione con i produttori. Non si strangolano i piccoli agricoltori acquistando a stretto prezzo di mercato, come fanno le multinazionali quando acquistano al di fuori delle loro piantagioni. Si punta molto al biologico e in quel senso molti prodotti sono certificati, naturalmente da organismi terzi e abilitati. Molti prodotti e oggetti provengono da oltre 100 paesi, spesso poco conosciuti come produttori. Il cioccolato è ottenuto esclusivamente con zucchero di canna; alcune creme spalmabili sono prodotte senza oli vegetali aggiunti (palma), senza glutine o senza lattosio. Tè e tisane provengono da Sri Lanka, India o dall’Africa (Tanzania) sono quasi tutte varietà biologiche, alcune aromatizzate naturalmente. La linea di tisane è molto varia, capace di soddisfare le principali esigenze degli utilizzatori, provengono dall’Asia con ingredienti italiani, europei o del vicino oriente. Il karkadè, ottenuto dai fiori dell’ibisco, molto conosciuto durante le sanzioni, proviene dal Kenya centrale, è frutto del progetto con una Ong di Padova e la Diocesi di Meru, con alcune centinaia di famiglie produttrici. Il riso, davvero eccellente, viene dall’Indonesia, dall’India e dalla Tailandia, zone dove si producono i migliori risi al mondo e le varietà più pregiate e rare quali la Thay e il Basmati, rosso, nero e rosa. Il riso nero era talmente raro da essere destinato esclusivamente all’imperatore. Quasi tutti provengono da coltivazioni ad altissima quota (4.000 m). Il caffè, insieme con il cacao, è stato il primo genere venduto dal commercio equo e solidale. La varietà coltivata a 1.500 m, nel sottobosco, nei pressi del villaggio guatemalteco di El Bosque ha dato a una cinquantina di piccoli produttori la possibilità di sviluppare in proprio le fasi preliminari alla torrefazione. Un varietà biologica di arabica proviene dall’Etiopia, altre dall’Uganda e dal Messico. Le marmellate derivano in alcuni casi da frutta tropicale come il mango, la papaia (dal Kenya), il lime, l’ananas, la passiflora; quelle biologiche ai mirtilli e lamponi provengono dalla vicina Bosnia.
Un’ampia varietà di spezie proviene da Sri Lanka, Marocco, Palestina e Kenya, esse sono particolarmente fresche, dalla notevole fragranza e dalla corta scadenza. La curcuma gialla macinata è molto richiesta per le sue virtù antiossidanti e anti tumorali. Lo zucchero di canna, spesso integrale e biologico, è l’unico dolcificante che entra in tutti i prodotti, proviene viene da Equador, Paraguay, Isole Mauritius e Filippine. Particolare è il progetto con la piccola cooperativa peruviana Alsi che si trova sulle Ande peruviane a 4500 metri di altitudine, la quale realizza manufatti con lana d’alpaca di grande pregio. Il progetto consente a 30 famiglie Aymara di sopravvivere in condizioni proibitive: assenza di energia elettrica e di viabilità, appena cala il sole inizia a gelare! Il Commercio Equo e Solidale nacque tra il 1965 e il 1968 in Olanda e in Inghilterra, in Italia a Bolzano nel 1988 con la costituzione della prima cooperativa italiana denominata Ctm. Nelle Marche iniziò nel 1993 con la costituzione della cooperativa sociale “Mondo Solidale”. In tutte le confezioni sono sempre indicate provenienza, progetto, peculiarità del prodotto e filiera, spesso compaiono le cooperative di produzione. Il commercio equo e solidale non favorisce solo le economie del terzo mondo: tranne i prodotti del tutto naturali come il riso e lo zucchero, la maggioranza della sua produzione è trasformata in Italia da piccole ditte, creando così lavoro e ricchezza. La maggior parte delle oltre 300 rivendite italiane impiega volontari, sia nei progetti che in varie mansioni; la sede regionale si trova a Chiaravalle e nelle Marche, vi sono 17 “Botteghe del Mondo”.