di Matteo Ricucci
Cocciuta l’ansia accorda
la sua monotona canzone
sui miei nervi tesi
come corde di chitarra:
un suono cupo rimbomba
tra la selva intricata
del mio cervello
ed evoca incubi e mostri,
nascosti nel grembo del Tempo.
Fuggire non posso da me stesso
e, come il mitico Prometeo,
invano mi ribello.