Tiritò, il postino inseguitore

di Umberto

tirito

 

Il postino si era avviato per la distribuzione della corrispondenza quando ricordò di non aver preso una medicina. Ritornò verso casa in sella al suo ciclomotore, un “Cucciolo” anni ‘50, usato per la consegna della posta nella circostante campagna, mentre andava a piedi se si trattava di distribuirla nel paese. Arrivato a casa lasciò il motorino acceso, la moglie stava ancora dormendo (almeno così pensava) per cui non era il caso di suonare il campanello. Aperto il portone il postino notò un’ombra spostarsi velocemente per poi sparire vicino a una finestra aperta (doveva invece essere chiusa), situata al piano terra e che dava sul retro della casa, con la tenda che si muoveva (effetto vento?). Pensò trattarsi di un ladro appena fuggito attraverso la finestra aperta. Il postino era agile e muscoloso, anche per via dei tanti chilometri percorsi in paese a piedi. Scavalcò veloce la finestra vedendo che il supposto ladro se la stava svignando, correndo un po’ impacciato perché con le mani si teneva su i pantaloni. Il postino lo vedeva da dietro e quindi non era in grado di riconoscere quel malandrino. Poi lo perse di vista e chiese a un calzolaio che lavorava in bottega se avesse notato un uomo correre. “E’ entrato dentro quest’orto un istante fa!” Il postino entrò nell’orto e ne fece il giro: un silenzio di tomba. Alla fine vide un uomo arrampicato e abbarbicato a un muro, che per reggersi aveva impugnato due punteruoli utilizzati dall’ortolano. Si avvicinò cauto finché non si accorse di una scena boccaccesca: l’uomo, per arrampicarsi, aveva dovuto lasciare la presa sui calzoni, che si erano quindi abbassati del tutto lasciando allo scoperto il didietro. Il postino realizzò chi fosse quel presunto ladro: “Tiritò, che fai lì?” – “No’ lo védi? Stò a cacà’!” Tiritò, un soprannome inusuale, dalle oscure origini, era un tipo interessante e simpatico, una vera e propria macchietta, basso di statura ma fortunato con le donne. Al postino gelò il sangue. Come in un caleidoscopio mise a fuoco tutto l’accaduto. Tiritò non era un ladro ma l’amante di sua moglie, era saltato dalla finestra per non farsi riconoscere e non aveva fatto in tempo ad abbottonarsi i pantaloni, la moglie aveva capito che il marito stava sottocasa dal rumore del “Cucciolo”, sapeva che quel giorno era destinato alla consegna della corrispondenza fuori paese, quindi aveva tempo a disposizione per l’incontro… aveva infine fatto uscire in fretta e furia l’amante dalla camera (almeno aveva combinato qualcosa?). Avvilito, anzi distrutto, si riavviò per la distribuzione della posta, sicuramente sbagliando qualche buca delle lettere.

 

 

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