“Dicerie popolari marchigiane”

Notizie vere curiose divertenti a cura di Claudio Principi

 

E’ sardata la corènde!

Durante una serata tra amici artigiani passata a giocare a sette e mezzo ci fu un violento temporale. Caso volle che mancò la luce quando uno dei presenti, per sottolineare una sballata al gioco, facesse un gran peto. Qualcuno nel buio commentò: “Se ssi furmenatu la lambadina lu dannu è cciucu e sse remèja; ma se ssi mannato a puttana la cendrale dimà te cita de sicuro!” (Se hai fulminato la lampada il danno è piccolo e si rimedia ma se hai rovinato la centrale domani ti citano di sicuro) Un altro propose: “Fanne ‘n’atra più ggrossa che cuscì la luce rvène!” (Fanne un’altra più grossa che così la luce ritorna).

 

 

Ritualità nei peti

Uno, sentendo urgente il bisogno di mollare un peto, cioè di scoreggiare, quasi al fine di ottenere dai presenti una autorizzazione preventiva o di prepararli in qualche modo al puzzolentissimo evento, chiese a chi gli era accanto: “Cripiristi tu per me?” (Creperesti tu per me?) Costui rispose puntualmente: “No!” al che il “sofferente” in contrapposizione affermò: “Mango io per te!” (Nemmeno io per te!) e lasciò esplodere libera-mente e platealmente un peto. Dopo l’esplosione uno dei presenti commentò compiaciuto: “Gorbi! Lu culu è rruttu ma angori sòna!” (Accidenti! Il culo è rotto ma ancora suona!).

 

 

Spetezzamenti vari…

 

“Come je se dice a la moje de Colombo?”

“Colomba!”

“Arzo la còssa e ssòno la tromba!”

 

“Finghé lu culu canda

la salute no’ mmanga!”

 

“ ‘Ttèndi: dopo tre ttroni vène ll’acqua,

dopo tre scorrégghje vène la cacca!”

 

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