Come gestire una mensa scolastica

Il resoconto di una positiva esperienza diretta

a fornire un servizio di qualità a metà prezzo

 

La filiera corta

Una interessante esperienza di mensa scolastica autogestita da un Comitato si è svolta per due anni di seguito presso il plesso scolastico “F.lli Cervi – IV Novembre”. Ce ne ha illustrato l’iter il Presidente del Comitato, Nicola Prenna: “Siamo partiti applicando concretamente il concetto di filiera corta, acquistando prodotti biologici che garantivano affidabilità e disponibilità”. Sono state poi selezionate (prima a livello provinciale quindi comunale) quelle aziende che a parità di prodotto garantivano prezzi e quantità idonee al fabbisogno della mensa scola-stica. Un sistema che assicurava alle stesse la certezza di collocare il loro prodotto a un prezzo certo e costante. “In questo modo – specifica Prenna –la buona pratica agricola è arrivata sulle mense dei bambini il che, secondo il mio modo di vedere, è una vera e propria vittoria”.

 

I vantaggi

Un sostanziale vantaggio è stata l’introduzione degli alimenti biologici; poi, rivolgendosi direttamente ai fornitori si è saltato un passaggio nella catena di acquisto e si sono potuti selezionare cibi migliori a minor costo, incrementando, anche se con un piccolo contributo, l’economia locale. Garantendo ai fornitori acquisti costanti durante tutto l’anno scolastico si è ottenuta una ulteriore riduzione dei prezzi. E’ stato anche possibile includere nel progetto le aziende che lavorano per un fine sociale. In ultimo, aderendo alle linee guida dell’Istituto Nazionale di Ricerca e Nutrizione si è scelto di utilizzare l’acqua potabile. “Questa decisione – continua Nicola Prenna – è stata inizialmente criticata ma ha dato un segnale importante alle famiglie, permettendo altresì di abbattere un costo inutile della mensa, quello dell’acqua confezionata”.

 

Anno scolastico 2008-2009

Una prima decisione da prendere è stata quella relativa al prezzo da far pagare per ogni singolo pasto. In assenza di esperienza diretta sull’argomento e non avendo i dati della precedente gestione (il cui servizio aveva creato molte insoddisfazioni) quali il numero dei pasti forniti e la morosità nelle riscossioni, il Comitato si è attenuto alla vecchia quota che era di 2 euro a pasto. Una cifra che tra l’altro non sarebbe stata una novità per i genitori. Una scelta cautelativa rivelatasi in seguito eccessiva. Avviato il programma il Comitato ha effettuato controlli sui prodotti acquistati, inventari periodici, raccolta delle presenze e predisposizione dei dati per la riscossione. “Alla fine dell’anno scolastico – ci dice il Presidente del Comitato tirando le somme siamo rimasti sorpresi di trovare in cassa un sostanzioso residuo pari a 23mila euro!”

 

Anno scolastico 2009-2010

In base al bilancio dell’anno precedente il Comitato ha abbassato la quota pasto portandola da 2 euro a 1 euro e 80 centesimi. Oltre questo ha restituito, sotto forma di crediti da utilizzare per i pasti di settembre, ottobre e novembre, 7000 euro che sono la cifra risultante da uno sconto di 20 centesimi effettuato sui pasti consumati dagli scolari durante l’anno scolastico precedente. E’ stata inoltre accantonata una somma di riserva per il pagamento dei fornitori, cifra che tiene conto degli aumenti dei prezzi. E’ stata anche destinata una cifra pari a 5mila euro a favore degli esonerati, non costringendoli così a versare anticipatamente somme che solo in seguito sarebbero state loro rimborsate dal Comune.

 

Un successo economico

“Pur con tutte queste agevolazioni fatte alle famiglie sotto forma di crediti, di anticipazioni e di prezzo più basso dei pasti, il conto corrente del Comitato Mensa – sottolinea Nicola Prenna – ha mantenuto costante il saldo attivo tanto che si è deciso di non far pagare i pasti di maggio e di giugno del 2010”. Ora, essendo scaduto il mandato del Comitato Mensa, è stata presa la decisione di restituire l’avanzo di cassa ai legittimi proprietari che sono le famiglie degli scolari. Queste si sono viste arrivare a casa un assegno di rimborso pari a 0,81 euro per ogni pasto consumato durante l’anno scolastico dal proprio figlio!

 

Una esperienza da non vanificare

A parte il successo economico del progetto che si è riversato positivamente sulle famiglie, va sottolineato che i bambini sono stati nutriti con cibi provenienti da agricoltura biologica, quindi alimenti sani e controllati. E’ una esperienza da non vanificare ma da incoraggiare. Purtroppo, da voci che circolano con insistenza (quanno trona da qualche parte piòe), sembra che il Comune sia di altro avviso e preveda un salasso per le famiglie innalzando la quota pasto a 2,50 euro. Stiamo a vedere.

F. Pallocchini

 

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