Un artista dell’800 a Macerata
Ritengo non siano molti i maceratesi in grado di rispondere a questa domanda: “Chi era Aristide Naccari?” Eppure alcuni disegni di questo artista sono utilizzati con frequenza per documentare aspetti e luoghi della nostra città, così come era intorno al 1884, quando vennero pubblicati nella “Illustrazione italiana”, settimanale nato nel 1875, una delle numerose iniziative editoriali di Emilio Treves di Milano. Del resto pochi anni erano trascorsi dalla proclamazione del regno d’Italia, per cui si sentiva impellente il bisogno di conoscere la nuova realtà nata dalla dissoluzione dei vari stati che frammentavano la penisola. Ma come era capitato dalle nostre parti il Naccari, nato a Venezia nel 1848 ma di antica famiglia chioggiotta? Lì visse e operò a lungo tanto è vero che recentemente a Venezia è stata organizzata una mostra con numerose sue opere. Venne quasi sicuramente nell’aprile del 1884, quando la domenica 19 una grossa frana si verificò in via Cincinelli: il muro di cinta dell’allora ricovero di mendicità (oggi obitorio dell’ospedale), alto più di sei metri, crollò per la lunghezza di 22 metri schiacciando 5 donne che, in quel momento, si trovavano come di consueto a chiacchierare sotto le arcate. Tre morirono sul colpo, delle altre due, madre e figlia, si aveva secondo il cronista qualche speranza di salvezza. Del fatto il Naccari realizzò subito due disegni riportati nella rivista: nel primo, di piccolo formato, veniva riprodotto il luogo prima della catastrofe, nell’altro, a piena pagina, si documentava la rimozione delle macerie, con numerosi operai al lavoro e, sullo sfondo, il campanile della chiesetta del ricovero. Ritornò poi l’anno successivo, anche in questo caso, a causa, credo, di un evento di portata nazionale, la morte avvenuta il 5 maggio di Lauro Rossi, del quale viene riprodotto il ritratto e ricordata la vita e le opere, non mancando di sottolineare l’importanza dell’autore che, secondo la redazione del giornale, “occupa un posto segnalato nella storia dei compositori italiani moderni, per il molto brio,il calore e una vena melodica abbondante e spontanea”. A seguire nello stesso numero una storia della città, iniziando da Helvia Ricina. Di queste visite restano inoltre altri disegni riprodotti con la tecnica, allora usuale, della xilografia o della zincotipia: le foto, come è noto, per lungo tempo non erano considerate degne di comparire nei giornali. In una doppia pagina centrale vengono quindi presentati vari momenti della costruzione della tratta ferroviaria Pausola-Macerata (verrà inaugurata nell’86), fissati in diversi medaglioni, mentre in un’altra doppia pagina figura il complesso di Helvia Ricina, con vedutine in riquadri dei reperti archeologici e dello stato di (mal)conservazione del sito. Due poi sono anche le immagini della città datate 1884, riprodotte ancora oggi con una certa frequenza. In una c’è la veduta dell’inizio di viale Trieste, ripresa dall’alto delle mura, allora ancora intatte di fronte ai giardinetti della Caserma pontificia, con lo sfondo dei Sibillini e il cipresso di via Manzoni, accreditato come parente dell’albero della libertà di francese memoria. Nella seconda è presentata la Piaggia della Torre, vista da piazza Mazzini, affollata in salita e in discesa. Sono ricordi di Macerata di un tempo, grazie a un artista veneto, la cui opera vale ricordare oggi, per quanti sono interessati a conoscere come eravamo.
Siriano Evangelisti